Suor Anna e i bambini nella violenza del Myanmar. Micromondo onlus:«Non dimentichiamoci di ciò che accade»

Da anni la Onlus monzese Micromondo è presente nel paese asiatico, a Pathein e Yangon, dove sostiene diversi progetti per i bambini. La referente sul posto è suor Anna Teresa, birmana della congregazione di San Francesco Saverio, che insieme ad altre consorelle si occupa di strutture di accoglienza per i più piccoli. È lei ad aggiornare i volontari sulla situazione attuale in Birmania.
Dal profilo facebook di Micromondo Onlus: la religiosa, consorella di suor Anna, inginocchiata per chiedere ai militari di fermarsi
Dal profilo facebook di Micromondo Onlus: la religiosa, consorella di suor Anna, inginocchiata per chiedere ai militari di fermarsi

Dare voce a quanto sta accadendo in Myanmar. Dare voce al popolo birmano per non far passare sotto silenzio le violenze inaudite dell’esercito che ha preso il controllo del paese dallo scorso febbraio. Da anni la Onlus monzese Micromondo è presente nel paese asiatico, a Pathein e Yangon, dove sostiene diversi progetti per i bambini. La referente sul posto è suor Anna Teresa, birmana della congregazione di San Francesco Saverio, che insieme ad altre consorelle si occupa di strutture di accoglienza per i più piccoli. Proprio dalla religiosa e dai suoi collaboratori di Pathen è giunta agli amici monzesi la richiesta di far conoscere con urgenza la situazione odierna della Birmania e le condizioni del suo popolo. «Cambiano di ora in ora – sottolinea Cinzia Brambilla Pisoni, presidente di Micromondo. – Siamo in stretto contatto con suor Anna e se fino a qualche giorno fa, almeno nel contesto dell’orfanotrofio, la situazione sembrava tutto sommato sotto controllo, in pochi giorni tutto è cambiato e ora la preoccupazione è tanta». In una parte della struttura risiedono anche studenti universitari. «I giovani sono proprio coloro che maggiormente hanno preso coscienza della situazione e ormai da tempo reclamano il rispetto dei diritti e della libertà del popolo birmano» sottolinea la presidente. Le religiose hanno notato negli ultimi giorni sempre più militari aggirarsi intorno all’orfanotrofio e hanno così preferito spostare gli universitari in un’ala diversa rispetto a quella dove si trovato i bambini. L’attenzione è altissima.

Suor Anna Teresa conferma nelle ultime mail che la popolazione è preparata alla guerra civile e non si arrende davanti alla violenza dei militari. I volontari di Micromondo conoscono suor Anna dal 2011. In quella occasione l’aiuto fu dato proprio per realizzare l’orfanotrofio di Saint Mary a Pathein e le strutture collegate; poi l’impegno è proseguito per la gestione della Nursery School, scuola materna ad Hmawbi, quartiere molto povero alla periferia di Yangon. Nel 2019 l’attenzione è tornata al progetto originario dell’orfanotrofio di Pathein che accoglie sempre più bambini. Inizia l’ampliamento con la possibilità di ospitare anche ragazze delle scuole superiori e dell’università. Il contributo di Micromondo è il primo ad arrivare e permette alle suore di coprire i costi dei permessi di costruzione e delle fondamenta dell’edificio. Il sostegno poi è continuo e arriva sino ad oggi.

«Ma ciò che sta accadendo in queste ultime settimane, dopo il golpe militare e l’arresto di Aung San Suu Kyi, ci riempie di preoccupazione e sdegno per le violenze e le uccisioni perpetrate contro liberi cittadini che si battono per la loro libertà e quella dei loro figli – sottolineano i volontari -. Non smetteremo mai di stare loro vicini, anche parlando della situazione. La richiesta arriva da loro». L’associazione sta valutando anche la possibilità di inviare un aiuto concreto, con cibo e medicinali. Anita Sacchi, referente in Italia con origini birmane, ha inoltrato a Micromondo richieste di aiuto da parte di persone che sono riuscite a fuggire dal paese negli anni scorsi. Persone che stanno cercando di costruire reti anche a sostegno della comunità di etnia Karen: molte donne con bambini sono state costrette a nascondersi nella foresta per sfuggire alla violenza e alle persecuzioni dei militari. «I nostri sono piccoli gesti – conclude la presidente – ma servono anche a tenere alta l’attenzione su una tragedia che deve essere presa in considerazione a livello internazionale».