Il maxi processo “Seregnopoli” trasloca a Milano. E non per motivi di competenza territoriale, ma a causa della mancanza di spazi idonei a celebrare il processo, in tempi di giustizia “viziata” dal Coronavirus. L’istruttoria, infatti, riprenderà a giugno non a Monza, sede del tribunale competente, ma nell’aula bunker di San Vittore, a Milano. Sono state fissate già due udienze il 13 e il 20 giugno prossimi. Impossibile, infatti, sfruttare le aule del palazzo di giustizia brianzolo, inadeguate ad accogliere un certo numero di persone contemporaneamente. Impossibile, dunque, garantire le misure di sicurezza previste dall’attuale situazione di emergenza sanitaria, che sta compromtettendo non poco il fuzionamento della giustizia, settore che stenta a ripartire in questa fase.
Altrettanto impossibile celebrare un processo simile nella forma del videocollegamento a distanza, come avviene sia nel settore penale che in quello civile. Non sono stati trovati nemmeno degli spazi alternativi in Brianza. Sul banco degli imputati del processo Seregnopoli (quello dell’ex sindaco Mazza) ci sono una quindicina di persone per reati contestati a vario titolo di corruzione, usura, abuso d’ufficio e ricettazione.
Nell’inchiesta “Seregnopoli”, culminata in una serie di arresti nel settembre 2017, sono già stati assolti col rito abbreviato Gianfranco Ciafrone e Francesco Saverio Motolese, ex assessore a Protezione civile e servizi demografici, ed ex segretario comunale. Entrambi erano accusati di aver agevolato la pratica amministrativa sull’area Dell’Orto.