Quattro lunghi anni, una vita rivoluzionata, quattro persone che non ci sono più. Era il 4 novembre del 2010 quando scoppiò l’incendio dell’Eureco di Paderno Dugnano. A morire, alcuni dopo mesi di agonia, Sergio Scapolan, Harun Zeqiri, Salvatore Catalano e Leonard Shehu. Quattro colleghi rimasero feriti. Come Ferit Meshi, ancora in attesa di un risarcimento.
Tre figli, uno di 23, uno di 19 e la più piccola, di 11 anni, vive una situazione di estrema difficoltà: «Ormai ho quasi perso le speranze- spiega – ho bussato a tutte le porte per trovare un nuovo lavoro, ma non ho trovato davvero nulla. Da un anno e mezzo non riesco più a pagare l’affitto ed entro il 27 novembre dovremo lasciare l’abitazione per lo sfratto esecutivo. Ma dove andremo? Sta arrivando l’inverno e questa cosa non mi fa dormire la notte».
Intanto martedì 4 novembre si alzeranno in cielo anche le lanterne dall’oratorio del Villaggio Giovi a Limbiate. Una cerimonia semplice, una preghiera, presieduta dal parroco della comunità del Sacro Cuore, don Bruno Maggioni. Ci sarà anche la compagna di Salvatore Catalano, una delle vittime. Salvatore sarebbe dovuto diventare suo marito due settimane dopo il rogo. «Sull’Eureco è calato il silenzio, gli anni passano e la gente si dimentica. Ma a noi la vita è cambiata radicalmente: mia figlia non ha più il suo papà ed io ho perso il mio perno».
E proprio martedì si terrà nell’aula consiliare di Paderno una serata, con inizio alle 21, promossa dal Comitato a sostegno dei lavoratori Eureco ed altre associazioni, dal titolo «Lavoro, salute e territorio: diritti negati». Così il referente del comitato, Mario Petazzini: «Dopo la sentenza di primo grado che ha condannato con rito abbreviato a cinque anni l’allora titolare dell’Eureco ad oggi è stato presentato appello, ma non è ancora stata fissata la data dell’udienza. Intanto i lavoratori della cooperativa Tnt non hanno ancora ricevuto nessuna previsionale del risarcimento come era previsto. Siamo molto preoccupati».