Negli ultimi giorni è nata una polemica sui “gruppi Whatsapp dei genitori” dell’istituto Levi di Seregno, dove si parla della scuola italiana, dei rapporti alunni-docenti e dei comportamenti dei docenti nei confronti degli alunni. Per tentare di porre un freno affinché le polemiche non sfocino in qualcosa di irreparabile, ma soprattutto per ridimensionare la portata dell’accaduto la dirigente scolastica Rita Troiani, sabato 17, di prima mattina ha inviato una circolare a tutti gli studenti ma soprattutto ai genitori affinché usino il mezzo tecnologico in maniera appropriata. Il tutto è scaturito da un violento diverbio verbale che un genitore avrebbe avuto nei confronti di una docente sulla scorta di alcuni messaggi che sono stati scambiati all’interno di un gruppo di genitori. “Trovo personalmente che la tecnologia- ha spiegato la dirigente Troiani- agevoli la nostra vita in molti modi, ma alcune sfaccettature del suo uso vanno accuratamente ponderate”. Nella circolare la dirigente è partita da un presupposto: e cioè che le nuove generazioni fanno più fatica ad emanciparsi e ad assumere le proprie responsabilità, e fanno fatica a riconoscere “l’autorità” degli adulti, aggiungendo che spesso gli adulti abdicano al proprio ruolo rivendicando prerogative tipicamente adolescenziali.
Cosa c’entrano i gruppi Whatsapp? “C’entrano – ha incalzato la preside- nella misura in cui attraverso questo strumento i genitori sollevano i figli dalle loro responsabilità. E spiego: se mio figlio ha dimenticato di scrivere sul diario i compiti, se non sa come risolvere un problema, non ha preso appunti in classe, ecco in soccorso il gruppo di whatsapp dei genitori. Il problema sarà risolto senza sforzo e l’impreparato, per non aver studiato, scongiurato. Ottimo, se non fosse che concentrarsi su un problema serve ad imparare e prendere impreparato insegna a stare attenti”. E continua: “ più sconcertante sono le comparazioni dei voti dei figli tramite il gruppo. Mio figlio ha preso 5, il tuo 7, l’altro 8, ma come?, il compito era uguale. Ha sbagliato il professore, vado a scuola e gliene dico quattro”. La dirigente Rita Troiani ha concluso affermando: “ in un dialogo vero ognuno dice la propria, ci si guarda in faccia, ci si dice anche il non detto con lo sguardo. In un dialogo mediato dal telefono le frasi sono slegate, ognuno scrive una cosa seguendo il filo del proprio pensiero, chi si unisce legge le ultime frasi e interviene su quelle senza sapere il discorso pregresso, così se all’inizio si parlava di uva alla fine si scriverà di castagne e nessuno mai andrà a ritroso per ricostruire qual era l’oggetto della discussione”. L’invio finale è stato di considera i gruppi whatsapp come un veloce mezzo di diffusione di informazioni come : consiglio di classe alle 17, oppure domani portare i soldi per teatro o gita, e non il sostituto del sano, meraviglioso contatto umano.