Va a processo il chirurgo estetico seregnese imputato di omicidio colposo in relazione alla morte di Maria Teresa Avallone, la 38enne di Desio vittima di un attacco cardiaco dopo un’iniezione di anestetico somministrato prima di un intervento di rialzo dei glutei tramite inserimento di fili sottocutanei. Giovedì l’udienza lampo al tribunale di Monza, davanti al gup Emanuela Corbetta, al termine della quale il magistrato ha pronunciato il rinvio a giudizio al prossimo 10 marzo.
LEGGI Le notizie sulla vicenda
In aula presente anche il fratello della vittima, Antonio Avallone, insieme al suo legale. Secondo quanto emerso, il cuore dell’accusa rivolta al medico seregnese riguarda il momento dei soccorsi nei momenti immediatamente successivi al malore che ha colpito la paziente, subito dopo la somministrazione dell’anestetico che ha causato una crisi alla donna, morta in ospedale dopo un disperato ricovero in rianimazione al San Gerardo. Non sarebbe in discussione, dunque, la legittimità dell’intervento, eseguito senza supporto di personale infermieristico.
Una normativa regionale, infatti, permette ai medici di praticare quel tipo di trattamenti chirurgici in ambulatorio privato, e non necessariamente con l’ausilio di altro personale. Si tratta di capire, invece, se il dottore ha operato correttamente durante le drammatiche fasi dello shock epilettico che ha colpito la vittima prima dell’arresto cardiaco. Secondo il legale di parte civile, la consulenza tecnica del pm rappresenta un elemento molto forte contro l’imputato.
Secondo questa perizia, il medico non avrebbe agito correttamente nel momento, precedente alla crisi cardiaca, in cui la donna è stata colta dalle convulsioni. Il 5 marzo 2019 Maria Teresa, che lavorava come impiegata all’ufficio accettazione dell’ospedale San Raffaele, si era presentata nello studio del medico per sottoporsi all’operazione.
Da quanto emerso, si era sentita male sin dal momento in cui le era stata fatta l’anestesia. Trasportata in ambulanza al San Gerardo, è rimasta in condizioni disperate al reparto di neurorianimazione dell’ospedale monzese, con danni cerebrali già irreversibili, fino a che non è stato dichiarato il decesso. La 39enne si è spenta definitivamente dopo tre giorni in quelle condizioni. Secondo Antonio Avallone, già “nella gestione della prima emergenza” ci sarebbero state, a detta sua, “delle palesi responsabilità da parte dell’imputato”. La vittima era originaria di Salerno, dove vivono i genitori. Da quanto emerso, non era il primo intervento estetico a cui la donna aveva deciso di sottoporsi.