Seregno, parla il custode accoltellato: «Ma adesso ho paura»

Parla il custode del parco 25 Aprile di Seregno, accoltellato in settimana durante un tentativo di rapina da un uomo, marocchino, poi arrestato grazie anche alla descrizione fornita dalla vittima: «Ho paura, come torno a lavorare?»
Seregno - La scena dell'accoltellamento
Seregno – La scena dell’accoltellamento Paolo Colzani

«Adesso ho paura. Cosa accadrà, se quando tornerò a lavorare mi trovassi di nuovo davanti il mio aggressore?». Giuseppe Cotrone, 60 anni da compiere il prossimo 23 settembre, originario di Strongoli, nel crotonese, ma ormai da oltre un ventennio residente a Seregno, è rientrato a metà settimana nella sua casa di via Keplero, dopo essere stato ferito la sera prima in via Lamarmora da un marocchino.
«Quello che è accaduto – continua nel racconto – non è stato certo un fulmine a ciel sereno. Più volte i residenti ed io stesso abbiamo segnalato a chi di dovere la gravità della situazione. Martedì posso dire che mi è andata bene».

E poi. «La lama del coltello in un punto mi si è infilata nella carne per otto centimetri: per fortuna è entrata in diagonale e non dritta, altrimenti mi avrebbe spappolato un polmone».

Il flash back dell’accaduto riemerge prorompente: «Quando sono arrivato, subito questa persona mi si è avvicinata e mi ha chiesto soldi, come già aveva fatto in passato. Io ho rifiutato, perché non posso permettermi queste mance estemporanee».

«Ci siamo beccati un po’, quindi la sua reazione è stata violenta: prima mi ha insultato pesantemente ed infine mi ha colpito con un pugno alla fronte. È seguita una colluttazione e solo allora è comparso il coltello, che credo fosse nascosto in una calza. Ho cercato di difendermi, ma arretrando sono scivolato a causa dei sandali e sono stato ferito».

La chiosa è significativa: «Sono salvo perché non ero all’interno del parco, ma all’ingresso: pertanto, i residenti hanno sentito le mie richieste di aiuto ed hanno dato l’allarme. Sono sempre rimasto lucido, a dispetto del dolore provato e del sangue che ho perso. Ai carabinieri ho detto che chi mi aveva ridotto così si era nascosto o nel giardino pubblico di largo degli alpini o in stazione, dove in effetti è stato catturato. Ma adesso, al pensiero di tornare al lavoro, tremo».