A Seregno nel santuario di Santa Valeria, nella mattinata di sabato 5 febbraio, per la zona pastorale di Monza, è stata ricordata la 26ma “giornata per la vita consacrata” che annualmente è in calendario il 2 febbraio, festa liturgica della Presentazione del Signore al Tempio, che in Oriente si chiama festa dell’incontro, la “Candelora” della devozione popolare. Erano presenti una trentina di religiose provenienti da diversi ordini presenti in Brianza: suore Carità santa Croce di Carate; sant’Anna della fondazione don Gnocchi, Figlie della Carità Canossiane, Figlie della Carità san Vincenzo e idealmente le Adoratrici Perpetue di Seregno; missionarie di Gesù del Santissima Sacramento di Vedano al Lambro, Sacramentine di Bergamo di Cantù.
La messa delle 10 è stata presieduta dal monsignor Paolo Martinelli, vicario episcopale per la vita consacrata, con lui all’altare il vicario episcopale della zona pastorale V, monsignor Luciano Angaroni, il responsabile della comunità pastorale san Giovanni Paolo II di Seregno, monsignor Bruno Molinari, col vicario parrocchiale don Giuseppe Colombo e don Graziano De Col, in rappresentanza dei religiosi dell’ordine di don Orione di Seregno. All’omelia monsignor Martinelli ha ricordato: ” facciamo memoria delle vita consacrata nella giornata in cui si celebrata sant’Agata martire, che è stata una offerto una grande testimonianza per la chiesa. La vita consacrata ha il compito di ricordare a tutti che la vita è una vocazione”.
Ha fatto un richiamo ad alcuni passi del Concilio Vaticano II e ha proseguito così: “ è un periodo tribolato poi si è rifatto all’omelia pronunciata, ma forse anche un’occasione provvidenziale per riscoprire la cura, la vicinanza, la prossimità verso chi è nel bisogno, come risposta a quel prendersi cura di noi che Gesù stesso ha realizzato come Gesù buon pastore”. Ha sottolineato come interessante l’aumento “ di consacrati e consacrate provenienti da altre culture, che portano originalità e freschezza nella vita della Diocesi”. Poi ha citato alcuni passi dell’omelia pronunciata dall’arcivescovo Mario Delpini in Duomo a Milano all’interno della quale aveva detto: “ Milano non sarebbe quella che è se non ci fossero state centinaia di persone e di comunità di vita consacrata. Tutti dobbiamo dire un immenso grazie, soprattutto in questo tempo in cui si usa criticare e denunciare con asprezza e si dimentica, si censura, si evita di riconoscere il bene immenso che tutta questa terra ha ricevuto dai consacrati e dalle consacrate”. Dopo “il grazie” ha analizzato il “coraggio”.
“Abbiamo bisogno di farci coraggio perché anche nelle comunità di vita consacrata si avverte il grigiore dello scontento, l’apprensione per il futuro. Un’altra parola è stata “riforma” perché necessario riformare il linguaggio per farsi capire dai ragazzi e dalle ragazze di oggi. Martinelli ha concluso ricordanti passo finale di Delpini: “solo Gesù è necessario, solo Lui è la roccia su cui costruire la vita, la comunità, la missione, la consacrazione”.