Scanagatti: «Il governo dica chiaramente se non intende più garantire trasporti pubblici e sanità»

Il presidente di Anci Lombardia e sindaco di Monza Roberto Scangatti contro il governo: «Dica chiaramente se non intende più garantire trasporti pubblici e sanità». Secondo l’associazione dei comuni, un quinto degli enti locali della Lombardia non può pareggiare il bilancio.
Il sindaco di Monza Roberto Scanagatti, presidente di Anci Lombardia
Il sindaco di Monza Roberto Scanagatti, presidente di Anci Lombardia Fabrizio Radaelli

«Il Governo spieghi chiaramente se l’Italia non è più in grado di garantire servizi considerati universali nella sanità e nei trasporti: si assuma le sue responsabilità perché non può pretendere che siano i sindaci a decidere di sospendere le prestazioni». Il primo cittadino di Monza Roberto Scanagatti nella sua veste di presidente di Anci Lombardia all’incontro in Provincia di fronte al sottosegretario all’Economia Pierpaolo Baretta, aveva già dipinto un quadro pressoché drammatico: nella nostra regione su 1.530 comuni nel 2015 301 non riusciranno a far quadrare i loro bilanci.

Le difficoltà, ha affermato Scanagatti, riguardano municipi di ogni dimensione, dai piccoli centri a quelli più grandi: «Ogni giorno – ha precisato – all’Anci riceviamo decine di telefonate di amministratori che si rendono conto che con la decurtazione di un miliardo e 500 milioni imposto da Roma non riusciranno a chiudere i preventivi. Non c’è traccia, oltretutto, del fondo di 625 milioni per il recupero delle risorse perse con il passaggio dall’Imu alla Tasi annunciato dal Governo». Negli enti locali, insomma, «si è superato il limite».

I richiami sull’insostenibilità dei tagli che si susseguono da anni e le proteste dei sindaci e dei presidenti di provincia, ha fatto capire, non sembrano sortire effetti tanto che in molti hanno l’impressione che «la questione non sia ben presente nell’agenda di chi deve decidere».

E alle decurtazioni si aggiungono altre decurtazioni: i mancati trasferimenti, i prelievi sui tributi locali e quelli per alimentare il fondo di solidarietà. Cifre alla mano solo a Monza nel 2015 arriveranno circa 5 milioni di euro in meno rispetto all’anno scorso. Con questi chiari di luna, ha attaccato Scanagatti, è difficile operare: «Noi – ha spiegato – ci mettiamo la faccia tutti i giorni, ma è frustrante. La Brianza è uno dei motori dello sviluppo, la Lombardia la regione economicamente più importante: qui si gioca la possibilità di ripresa per l’Italia. Di fronte a questi tagli, però, è a rischio perfino la coesione sociale: a questo punto il pericolo è che siano vanificati gli sforzi per ammodernare il Paese e affrontare la crisi economica avviati dal Governo».

I comuni, ha fatto notare il presidente di Anci, sono pronti a fare altri sacrifici: «Concordiamo – ha ribadito – sulla necessità di una maggiore collaborazione tra gli enti locali, sulla razionalizzazione dei servizi e sul contenimento della spesa. Siamo disponibili a ragionare di fusioni, ma se le risorse con cui si dovrebbe partire sono sottodimensionate» non si va da nessuna parte. E il futuro continua a essere incerto: «Noi – ha commentato Scanagatti – vorremmo poter compilare subito i bilanci, ma in questa situazione è impossibile. Vorremmo capire in fretta se ci sono margini di manovra, se il fondo per la compensazione Imu-Tasi verrà ricostituito, se l’Imu agricola verrà cancellata».

Quindi ha sferrato le ultime bordate: «È vero – ha incalzato – che in questi anni c’è chi ha dato di più: per essere credibile l’Esecutivo deve cominciare a tagliare ai ministeri. Noi, però, non vediamo alcuna attenzione su questo fronte. La situazione è realmente difficile e se lo diciamo in Brianza, non in territori che lo hanno detto anche in passato, la portata dell’affermazione è maggiore».