Lo stallo che paralizza la politica seregnese da un mese a questa parte sembra non voler conoscere termine. Come la precedente del 23 aprile, anche la seduta del consiglio comunale convocato per la sera di martedì 14 maggio è andata deserta a causa dell’incapacità della maggioranza di centrodestra di garantire il numero legale (sedici presenti) indispensabile per l’insediamento dei lavori.
È stato così inevitabilmente rimandato alla prossima convocazione, quando il quorum scenderà a quattro (secondo l’interpretazione normativa corrente), l’appuntamento con l’ingresso in aula di Andrea Castelnovo, Valeria Kullmann, Luca Ruggeri ed Alessandro Tomini, destinati a surrogare parzialmente i sei consiglieri della Lega Nord dimessisi in coincidenza con l’esplosione dello scandalo sollevato da L’Espresso. Da notare è che, nella fase delle interpellanze, l’unica svoltasi prima del rompete le righe, il sindaco Giacinto Mariani, che alla fine ha incontrato Marco Tognini neo commissario della sezione cittadina del Carroccio, ha evitato di rispondere alle interpellanze di Mauro Ballabio e Stefano Silva del Partito democratico, che gli hanno chiesto di chiarire la sua posizione in relazione a quanto è stato pubblicato sul settimanale a firma di Fabrizio Gatti. Anche in quest’ultima seduta del consiglio sono apparsi volantini e striscioni, sulla scorta di quanto organizzato dai grillini in occasione dell’assemblea precedente. Vicino allo striscione «sindaco dimettiti» del Pd sono apparsi anche fogli sventolati dai sostenitori del sindaco – «Avanti tutta con il nostro sindaco» – e dai leghisti di opposte fazioni: oltre a chi esibiva un «No ai riciclati, si alla Lega» c’era anche chi mostrava «La Lega c’è e si vede» a testimonianza del clima politico che si vive a Seregno.