C’è attesa per il 14 settembre. Al netto di chi ha già frequentato corsi di recupero, dalle 8 in avanti suona la prima campanella dell’anno delle scuole dell’obbligo. Gli studenti tornano sui banchi sei mesi dopo lo stop per l’emergenza coronavirus. La scuola non sarà come l’ultima volta a febbraio e ogni istituto farà storia a sé.
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A partire dagli orari perché chi tornerà in classe deve organizzarsi con gli orari scaglionati e gli ingressi differenziati per non creare assembramenti. Così all’uscita. I bambini o ragazzi che non hanno ancora l’età per andare scuola da soli potranno essere accompagnati da un solo genitore (o persona delegata) che potrà arrivare sull’ingresso, senza poter accedere alle strutture.
Prima di uscire di casa le famiglie devono provare la temperatura e verificare che non sia superiore a 37,5°, il limite di sicurezza oltre il quale lo studente non può accedere in classe. Altri sintomi da tenere in considerazione per stare a casa sono quelli influenzali tosse, raffreddore, congiuntivite.
Regione Lombardia ha raccomandato la misurazione all’ingresso di nidi e scuole dell’infanzia. Ogni istituto può decidere di organizzarsi autonomamente.
Poi le mascherine: sono obbligatorie a partire dai sei anni, il Comitato tecnico scientifico ha indicato l’uso di quelle chirurgiche ma è facoltà delle scuole accettare anche quelle di comunità. Richiesta una mascherina di scorta. Possono essere tolte in classe al banco, se si mantiene un metro di distanza, devono essere indossate in ogni spostamento.
“Il Comitato Tecnico Scientifico per l’emergenza (CTS) ribadisce che, nelle situazioni in cui non sia possibile garantire il distanziamento fisico descritto, sarà necessario l’utilizzo della mascherina per gli studenti di età superiore a 6 anni”, dice la Faq del Miur.
La mensa? Ci sarà. Magari, dove non possibile spostare gli studenti per questione di numeri o spazi, servita in classe. O organizzata su turni.
Mentre i servizi di pre e post scuola sono quelli più difficili da garantire, soprattutto nelle fasce della scuola dell’infanzia, perché ogni Comune deve fare i conti con le risorse disponibili.
“Questi servizi resteranno, rispettando le indicazioni organizzative generali, come per esempio la necessità di avere attività strutturate per gruppi/sezioni stabili, con i medesimi adulti di riferimento e nel rispetto delle regole previste per la riduzione del contagio”, specifica il ministero.
È richiesto, soprattutto tra i più piccoli, di non portare giocattoli e nulla da casa che non abbia a che fare col corredo scolastico. Che deve essere personale e non può essere scambiato tra compagni.
La didattica a distanza: non sono poche le scuole secondarie di secondo grado che hanno previsto lezioni in presenza, in collegamento in diretta, attraverso la didattica a distanza alternando le presenze. Tutelati in questo senso gli studenti delle prime classi all’ingresso del nuovo corso di studi.
“Si tornerà in classe e il servizio scolastico sarà erogato con le lezioni in presenza. La didattica digitale potrà essere utilizzata in modo complementare e integrato nella scuola secondaria di secondo grado, come previsto nel Piano Scuola 2020/2021 del 26 giugno 2020 e come ribadito nelle Linee Guida per la Didattica Digitale Integrata. Solo in caso di una nuova sospensione delle attività in presenza, dovuta a motivi emergenziali, si renderà necessario il ricorso alla Didattica Digitale Integrata per tutti gli altri gradi di scuola”, risponde il Miur.
Nella gestione di casi sospetti e eventuali focolai, ogni scuola individua “un referente scolastico per COVID-19, possibilmente uno per ciascun plesso, che svolga un ruolo di interfaccia con il Dipartimento di prevenzione della Asl di riferimento. È necessario identificare altresì un sostituto per evitare interruzioni delle procedure in caso di assenza del Referente”, dice il Miur.
“Il personale scolastico che viene a conoscenza di un alunno sintomatico deve avvisare il Referente scolastico per COVID-19 che fa avvertire immediatamente i genitori/tutore legale. L’alunno deve essere dotato di una mascherina chirurgica (se maggiore di sei anni) e ospitato in una stanza dedicata dove sarà necessario procedere all’eventuale rilevazione della temperatura corporea“.
Nei giorni scorsi Regione Lombardia ha reso noti i dati dell’indagine volontaria cui si è sottoposto il persone scolastico.
«Più della metà degli insegnanti e operatori scolastici (113.041 su 206.687) ha prenotato il test sierologico e 95.324 lo hanno già effettuato grazie ad una organizzazione tempestiva e ben strutturata che siamo riusciti a mettere in campo insieme alle nostre ATS e ASST – ha sottolineato l’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera – Le analisi hanno evidenziato 4.528 casi positivi che sono stati sottoposti al tampone immediatamente. I test proseguiranno fino al 18 settembre per garantire al personale scolastico tutto il tempo necessario per sottoporsi volontariamente e gratuitamente allo screening».