Rinviata l’udienza per il truffatore dell’inchiostro simpatico di Vimercate

L'agente commercio utilizzando una penna con l'inchiostro simpatico modificava gli importi degli assegni e si intascava 90mila euro in due anni, ora punta al patteggiamento o al rito abbreviato.
Monza Tribunale
Il tribunale di Monza Fabrizio Radaelli

Udienza rinviata del processo a carico dell’agente di commercio e rappresentante di un’azienda di prodotti surgelati, che avrebbe usato una penna con l’inchiostro “simpatico” per cambiare poi le cifre sugli assegni che gli venivano consegnati a fronte di forniture a titolari di bar tra il Vimercatese e Monza. E così facendo, fra il 2018 e il 2020 sarebbe riuscito ad intascare indebitamente più di 90mila.
L’uomo deve aver preso spunto da una divertente pellicola, “Lock & Stock” di Guy Ritchie che oltre ad essere un film cult riguarda il fantastico mondo del gioco d’azzardo e delle truffe che lo popolano. Il film ruota attorno a un giro di bische e ad uno strampalato modo di imbrogliare gli avversari in una gara di poker. Ma le truffe non esistono solo nei film, sono reali tanto che il commerciante, oggi si trova a processo presso il Tribunale di Monza.

Rinviata l’udienza per il truffatore che prova a risarcire le vittime

Evidentemente preso coscienza del gran gazzabuglio nel quale si sarebbe cacciato, nell’udienza che era prevista la scorsa settimana, tramite il suo avvocato ha richiesto un rinvio poiché sta trattando con quella dozzina di sue vittime, soprattutto del Vimercatese, per risarcirli del danno che avrebbe loro arrecato. Dopodiché potrà poi chiedere al Tribunale di accedere al patteggiamento o, in alternativa al rito abbreviato.
Per il PM che ha istruito il procedimento, il quarantenne brianzolo era solito presentarsi dai titolari degli esercizi per incassare le fatture negli orari di maggior confusione. Questo gli permetteva di avere buon gioco sulla disattenzione dei suoi clienti e così riusciva a far compilare gli assegni con una penna con inchiostro “simpatico” (facilmente cancellabile) che lui stesso forniva. Sull’assegno veniva quindi scritto il giusto importo della fattura ma, secondo l’accusa, poi l’imputato provvedeva a cambiare le cifre. Così facendo sarebbe riuscito ad incassare negli ultimi due anni di attività ben 90 mila euro. Tutte accuse che però l’uomo rigetta con decisione.
Intanto, oltre ad aver subito un sequestro da parte dell’Agenzia delle Entrate, l’uomo dovrà vedersela, oltre che con il titolare dell’azienda per la quale lavorava che, naturalmente, vuole anche dimostrare di essere, lui stesso, vittima del suo agente, anche con tutte le presunte vittime, decisamente intenzionate a costituirsi parte civile nel tentativo di recuperare almeno parte del danno subito.