Tornerà anche nei prossimi giorni davanti ai cancelli della scuola superiore frequentata da una dei suoi quattro figli, il Mapelli di Monza, per protestare contro la decisione di far slittare nuovamente l’inizio delle lezioni (LEGGI QUI la notizia dello spostamento della prima campanella dell’anno al 24 gennaio: la decisione è stata presa da Regione Lombardia).
Lei è una mamma, Silvia Epicoco, 46 anni, residente a Monza. Lo aveva promesso ai suoi figli durante le feste: se il 7 gennaio ci fosse stato un nuovo rinvio delle lezioni alle superiori, avrebbe protestato da sola davanti a un istituto. E così ha fatto giovedì 8, venerdì 8 e sabato 9 (è stata anche davanti al liceo Zucchi, in pieno centro). E, come detto, riprenderà anche settimana prossima sempre davanti al Mapelli. Ha una laurea in farmacia e un lavoro come ricercatrice clinica. La sua storia è stata raccolta da Famiglia cristiana. «Nella mia città non ci sono manifestazioni pubbliche e per motivi di tempo non riesco ad andare a quelle di Milano – ha dichiarato la Epicoco al settimanale – , ma volevo esserci in qualche modo. Ho anche provato a coinvolgere altri genitori ma non ci sono riuscita. Questo però non mi ha fermato. Io capisco la pandemia, lavoro in campo medico, ma considero la scuola una priorità. Sono disposta a fare qualsiasi sacrifico, rinunciare a tutto per poter dare ai miei figli una cosa essenziale come la scuola in presenza. E questa prolungata chiusura è una sconfitta per tutti. A me sembra che non si stia rinunciano praticamente a niente, e che solo l’ istruzione sia sacrificata».