Rapporto di Legambiente sulla mobilità sostenibile: Milano spicca, Monza insegue

Legambiente ha presentato il primo rapporto sulla mobilità sostenibile in Italia, realizzato in collaborazione con MotusE. Nell’analisi spicca Milano, Monza è 25esima (su 104). Ma non è premiata nella programmazione di politiche sostenibili.
Un’auto elettrica in ricarica
Un’auto elettrica in ricarica

Non bastano le colonnine per la ricarica delle auto elettriche (per cui era in progetto il potenziamento) per fare scalare a Monza la classifica della città “a emissioni zero”. È l’ultima ricerca di Legambiente, il primo rapporto sulla mobilità sostenibile in Italia realizzato in collaborazione con MotusE (“La prima associazione italiana a riunire operatori industriali, filiera dei trasporti, mondo accademico, consumatori e movimenti di opinione per favorire la transizione verso un concetto più sostenibile di mobilità”, dice la presentazione sul sito ufficiale).

Nell’analisi sulla nuova mobilità urbana (elettrica, connessa, condivisa, multimodale) spicca Milano, tra le migliori quattro con Bologna, Trento e Bolzano ma con più di una lunghezza sulle inseguitrici. Monza è 25esima in un gruppone al centro della classifica di 104 città.


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I numeri dicono: accessibilità al 64% se si parla di Tpl, sharing mobility e bici, il 52% di trasporti a zero emissioni (quindi spostamenti elettrici, in bici e a piedi), voto 4/5 nella programmazione di politiche sostenibili (Pum e Pums) per Milano, 33%, 27% e 2/5 per Monza.

In generale in Italia le infrastrutture destinate alla ricarica dei veicoli elettrici, 5.507 le colonnine per le auto e 2.684 per le due ruote, a testimoniare che “l’uscita dalla mobilità inquinante è già in atto, ma servono politiche nazionali e di sistema, a partire dall’abbandono delle fonti fossili, per ridurre l’inquinamento e rendere più vivibili le nostre città”, spiega l’associazione. Il maggior numero di prese per automobili è in Lombardia:1.134, più che raddoppiate rispetto al 2018 (erano 519), 499 quelle per le due ruote.

Dai dati della ricerca Monza, con l’accessibilità al 33% che rappresenta un indicatore negativo, paga per una rete di percorsi e piste ciclabili insufficiente, per la qualità dell’aria e per il tasso di incidentalità sulle strade che si lega con la percentuale di spostamenti in auto (61%). E poi l’assenza di metropolitane e di autobus ibridi o elettrici.


A Milano secondo l’Osservatorio Mobilità degli italiani (Legambiente e Lorien) la maggioranza, residenti e city user (55-60%, contro il 28% nazionale), si sposta più di quattro volte al giorno e usa nell’arco della settimana più di 6 modalità di viaggio differenti: metro, bus, treno urbano, bici, tram, scooter o monopattino, di proprietà o in condivisione, noleggio e solo in ultimo l’auto privata.
“Il tasso di motorizzazione, infatti, è in calo: il capoluogo lombardo in vent’anni ha perso ben 100mila auto e guadagnato altrettanti abitanti, grazie a ad ambiziose politiche locali e agli strumenti che ne conseguono, tra tutti l’attivazione dell’Area B (low emission zone) dopo il successo dell’Area C (Congestion)”, sottolinea Legambiente.

Anche grazie a questo il capoluogo si è guadagnato 4 punti su 5 nella valutazione delle politiche messe in atto e previste (come l’intera flotta elettrica del trasporto pubblico entro il 2030).

«È nella definizione di Pums, Piani Urbani della Mobilità Sostenibile, incentrati su una mobilità a Zero Emissioni, che passa il cambiamento delle nostre città anche e soprattutto per combattere l’inquinamento atmosferico che attanaglia la nostra regione – sottolinea Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia – Tutte le città, non solo quelle più grandi, dovrebbero dotarsi di PUMS che valorizzino lo spazio pubblico come bene comune, non adibito a parcheggio di mezzi privati quindi, ma ad uso dei cittadini».

«Lo studio – spiega Andrea Poggio, responsabile Mobilità Sostenibile di Legambiente che ha curato il rapporto – non va letto come una classifica, piuttosto come l’inizio di una nuova rivoluzione nella mobilità urbana. Le novità sono almeno tre: nelle città ci si muove sempre di più, più ci si muove meno si usa l’auto di proprietà e, infine, ci si muove sempre più smart, connessi e multimodali. Si usano modalità e mezzi diversi anche per compiere lo stesso viaggio. La mobilità a zero emissioni, se demandata alla sola mobilità privata, con i pochi modelli proposti di auto e moto elettriche, tutti ancora piuttosto cari o poco competitivi, non ha i numeri oggi neppure per farsi vedere. La vera differenza la fa ovviamente ancora il mezzo pubblico, ma sarebbe un errore se si considerasse sufficiente. Il mezzo pubblico elettrico fa la differenza soprattutto se in città si va in bicicletta e ci sono servizi di sharing mobility. Insieme sono vincenti. Insieme sono in grado di ricondurre alla minoranza gli spostamenti con il motore a combustione privato».

Il rapporto contiene anche 12 “elettrostorie”, ovvero buone pratiche già attivate. Si parte da Milano e dal suo piano di trasformazione del trasporto pubblico (“Già oggi l’offerta di trasporto pubblico nella città metropolitana di Milano è potente, sia per entità – 650 milioni di passeggeri all’anno – sia per il predominio della trazione elettrica, il 74% dell’offerta, con 960 vetture metropolitane, 535 tram e filobus in servizio, 30 autobus elettrici e idrogeno. Entro il 2030 sarà completata questa transizione”).

E poi, sempre in Lombardia, l’esempio virtuoso della linea C di Bergamo, completamente elettrica attivata dal febbraio 2018 da ATB (l’azienda di trasporto pubblico locale): “Un’infrastruttura realizzata in tempi record: 18 mesi tra progettazione, appalti e cantieri. La C di Bergamo è di fatto la prima linea operativa di trasporto pubblico totalmente elettrica in Italia: è lunga 29.5 Km di cui 1240 metri di corsie preferenziali, con dodici nuovi autobus elettrici di ultima generazione. I bus hanno un’autonomia di carica giornaliera di circa 180 km e viaggiano su un percorso in parte preferenziale che collega i quartieri periferici, permettendo la connessione con altri mezzi di trasporto: bike sharing, tram, altre linee ATB, parcheggi in struttura e di interscambio”.

In Italia l’esperienza del Campus di Savona, dell’Università degli studi di Genova, trasformato in una piccola smart city dove oltre a una microrete energetica intelligente sono state installate anche 4 colonnine di ricarica per veicoli elettrici per promuovere una mobilità a zero emissioni; le flotte di taxi elettrici sperimentate dal Comune di Firenze, i quaranta quadricicli elettrici del Comune di Ostuni (BR) per esplorare il territorio dei trulli, le “Comunità solari” di Medicina, la rete di ricarica che supporta la promozione delle comunità locali nel Comune di Sardara (Sud Sardegna).