I comuni brianzoli dovranno cancellare dai loro piani urbanistici 4.153.000 metri quadri edificabili entro il 2025: la manovra è imposta dalla variante al Piano territoriale di coordinamento adottata martedì dal Consiglio provinciale. Il documento punta a ridurre nel giro di quattro anni le previsioni di consumo di suolo dal 54% al 53% rispetto al 2014.
«L’1% sembra poco – ha spiegato il vicepresidente dell’ente Riccardo Borgonovo – ma equivale a un terzo della superficie urbanizzabile» in quanto il 51% è già consumata. Sindaci e assessori dovranno contrarre del 45% la costruzione di immobili residenziali previsti su suolo libero, pari a 1.713.961 metri quadri, e del 40% quella di stabili destinati ad altre funzioni per un totale 2.439.072 metri quadri. Il colpo di spugna non dovrebbe creare difficoltà a chi è alla ricerca di una casa in quanto tra quattro anni, secondo le stime degli uffici, in Brianza dovrebbero rimanere 5.316 abitazioni vuote.
La variante, hanno precisato i tecnici, conferma la strategia del Piano del 2013 che puntava sulla tutela del territorio: dieci anni fa nella nostra provincia sparivano ogni giorno 6mila metri quadri di aree libere, pari a 5,5 metri quadri per abitante all’anno a fronte di una media lombarda di 4,4. Senza il freno posto dal Ptcp i terreni agricoli sarebbero scomparsi in una ventina di anni.
L’adeguamento, limitando fortemente l’attuazione degli ambiti di trasformazione nelle zone di espansione, dovrebbe imprimere un’accelerazione al recupero dei tanti siti dismessi: saranno, comunque, concesse deroghe in caso di «esigenze motivate».
Non tutti i comuni dovranno cancellare le previsioni di sviluppo in misura uguale: il territorio è stato suddiviso in dieci zone che, a seconda dell’indice di urbanizzazione territoriale, dovranno utilizzare la gomma in modo più o meno leggera. Nell’estremo est le previsioni residenziali dovranno diminuire del 35% ma nella fascia centrale, in cui l’indice ha raggiunto un livello molto critico, dovranno calare del 55%: rientra in questa classe l’ambito 6 che comprende Monza, Brugherio, Villasanta, Vedano e Lissone.
L’area monzese, come buona parte della Brianza, se la passa male anche sul fronte della viabilità dove, ancora una volta, sfonda la soglia molto critica.
«Il piano non è rigido – ha notato il presidente Luca Santambrogio – introduce criteri di premialità e, sulla base della solidarietà, di perequabilità tra comuni dello stesso ambito».
Chi rinuncerà a costruire in un parco o in una zona di pregio ambientale avrà uno sconto sui tagli mentre chi avrà già consumato tutto il suolo potrà chiedere aiuto ai vicini che, a quel punto, dovranno comprimere ulteriormente la loro espansione. La variante ha incassato nove voti a favore dalla maggioranza e sette astensioni dall’aggregazione di centrosinistra Brianza Rete Comune. L’opposizione ha apprezzato il percorso condiviso che ha portato alla stesura finale ma, ha affermato Giorgio Monti, auspica una maggiore incisività sulle aree dismesse e un’attenzione specifica al recupero delle esposizioni di mobili abbandonate.
«Raggiungiamo l’obiettivo di ridurre il consumo di suolo che – ha commentato il leghista Andrea Villa – ci siamo prefissati all’inizio del mandato».