L’intera ex giunta provinciale di Milano assolta con Filippo Penati assolta dalla Corte dei conti per danni alle casse pubbliche e quindi, con loro, anche Gigi Ponti, attuale presidente della provincia di Monza. La sentenza era attesa da diverse settimane e alla fine è arrivata: la magistratura contabile ha stabilito che l’acquisto delle azioni della Serravalle dal gruppo Gavio non ha provocato un danno erariale da 118 milioni di euro, come ipotizzato.
L’udienza si è tenuta il 25 febbraio scorso ma solo ora, a quasi due mesi di distanza, sono state depositate le decisioni della Corte dei conti su un procedimento che era stato sospeso lo scorso aprile per i procedimenti aperti contro Penati a Milano e Monza. Come aveva scritto due mesi fa il Cittadino, sono passati dieci anni dalla vicenda Asam Serravalle gestita dall’allora presidente della provincia di Milano (quella di Monza non esisteva) Filippo Penati. Il procuratore della Corte dei conti Antonio Caruso aveva chiamato a rispondere con lui tutta la giunta Penati, incluso Gigi Ponti, che allora gestiva le delega per la futura provincia di Monza e oggi, oltre a presidente della provincia monzese, è sindaco di Cesano Maderno.
LEGGI la premesse dell’udienza del 25 febbraio
Nel luglio del 2005 la giunta di Milano ha votato l’acquisto del 15% della società Serravalle, di cui deteneva già un consistente pacchetto, dall’imprenditore Marcellino Gavio a un prezzo considerato sproporzionato dall’accusa. La questione, che a prima vista potrebbe apparire semplice, in realtà è piuttosto complessa in quanto si intreccia con diverse partite, che secondo Penati sarebbero state giocate anche dai vertici nazionali del Pd, e con le speculazioni legate al Comune di Sesto San Giovanni per le quali l’ex presidente deve rispondere alla giustizia penale.
Sotto accusa per la giustizia amministrativa c’era la decisione dell’allora giunta provinciale di centrosinistra di pagare 8,83 euro per ogni azione costata a Gavio 2,8 euro e che a quell’epoca, secondo i magistrati, non ne valevano più di 4. L’intesa ha fruttato 238 milioni, di cui 175 di plusvalenza, all’imprenditore che, quasi contemporaneamente, ha appoggiato con 50 milioni il tentativo fallito di Unipol di scalare la Bnl. Penati, dal canto suo, da anni replica con la relazione commissionata da Palazzo Isimbardi allo studio Vitale & associati secondo cui il valore delle singole quote poteva oscillare tra i 6,20 e i 10,06 euro. Il documento, in realtà, secondo la Corte sarebbe stato confezionato qualche giorno dopo l’acquisto e retrodato nel tentativo di giustificare il prezzo.
La procura della Corte dei conti lombarda contestava “un pregiudizio all’erario connesso a una sopravvalutazione del prezzo unitario delle azioni acquisite dalla Provincia, ben al di sopra del reale valore di mercato, nonché un danno per il deprezzamento del controvalore del pacchetto azionario detenuto dal Comune di Milano nella stessa società”. Per i giudicim invece, non c’è prova “di un danno imputabile soggettivamente e contabilmente alle casse della Provincia di Milano”. Per la Corte “l’impianto accusatorio contenuto nella citazione della Procura regionale, laddove si riteneva illegittimo il comportamento a suo tempo assunto dalla Provincia” va respinto: traduzione, Penati e la sua giunta, Ponti, inclusi, sono assolti.