Processo Seregnopoli verso la conclusione. Martedì 26 settembre il pubblico ministero Manuela Massenz, davanti ai giudici del tribunale di Monza, ha chiesto la condanna a tre anni e mezzo di reclusione per Attilio Gavazzi, e per l’architetto Andrea Attolini, e a due anni per Vito Giordano. Sono dunque tre gli imputati rimasti (per altri 7 infatti è stata dichiarata la prescrizione o il non doversi procedere per morte del reo) accusati di aver preso tangenti per «agevolare» cambi di destinazione d’uso di alcune aree in città.
Si tratta dell’ex consigliere Pdl della Provincia di Monza Attilio Gavazzi, nella sua qualità di vicesindaco e assessore all’Urbanistica dal 2005 al 2010, del genero di Gavazzi, l’architetto Andrea Attolini, e del costruttore Vito Giordano. Nel mirino, un immobile in via Umberto I e l’area Camisasca di via Stefano da Seregno, dove sorgeva l’ex cotonificio Camisasca.
Gavazzi, secondo l’accusa, avrebbe preso una prima mazzetta di quasi 300 mila euro per modificare la destinazione del cotonificio. I due, sostengono gli inquirenti, avrebbero percepito la somma nel 2007 «per favorire l’approvazione della variante al Prg e la conseguente modifica della destinazione d’uso dell’area dove sorgeva un immobile industriale di proprietà della Edil Vlb, riconducibile a Paolo Vivacqua, imprenditore siciliano ucciso a Desio nel 2011».
Vivacqua avrebbe tratto un vantaggio economico dalla modifica (dal suo omicidio gli inquirenti brianzoli aprirono anche un’altra inchiesta per reati analoghi commessi a Carate Brianza, denominata “Carate Nostra”, che a sua volta si è sdoppiata in due ulteriori filoni). Un’ultima accusa nei confronti di Gavazzi riguarda una tangente da 50 mila euro che sarebbe stata pagata per ottenere il cambio di destinazione d’uso di un immobile in via Umberto I a Seregno. La parola passa ora ai difensori per le arringhe, prima che il collegio giudicante si riunisca per la camera di consiglio e la sentenza.