La mensa della comunità francescana di Monza in via Montecassino è da sempre specchio delle difficoltà e dei problemi che attraversano i più fragili tra i cittadini. Se fino a qualche anno fa a fare la fila per sedersi alla tavola apparecchiata dai frati e dai volontari, erano soprattutto stranieri, oggi la maggior parte di coloro che consumano il pasto quotidiano sono italiani. Soprattutto maschi over 50.
Sono trenta i posti a sedere, anche se capitano i giorni in cui si apparecchia anche per qualcuno di più. Di questi venticinque sono “clienti” ormai habitué. Su trenta che si siedono a tavola tre sono donne.
Povertà, la mensa francescana di Monza specchio dei tempi: le confidenze all’ora del pranzo
«Arrivano in convento verso le 10.30. Vengono prima dell’ora di pranzo per chiacchierare un po’ – racconta frate Celestino, responsabile del servizio mensa – È questo clima di familiarità che ci piace coltivare, ed è per questo che assicuriamo solo un turno di mensa. Parlano un po’ tra loro, nell’attesa del pranzo offriamo qualche pezzo di pizza, diamo già un pacchetto con il cibo per la cena e poi si siedono a mangiare».
Ed è proprio in quell’ora, tra l’arrivo in convento e l’inizio del pranzo, che queste persone si confidano. «Alcuni di loro hanno la casa ma non riescono a permettersi di fare anche la spesa, ci sono gli anziani che con la pensione riescono solo a pagare le bollette. Poi c’è chi dorme per strada, soprattutto in area Cambiaghi, e chi ha preferito un letto a Spazio 37, dove vanno anche per lavarsi. Sappiamo anche di qualcuno che vive nell’area dismessa che si trova accanto al nostro santuario, proprio sulle rive del Lambro».
Povertà, la mensa francescana di Monza specchio dei tempi: le difficoltà, le storie
Chi può contare su una piccola pensione o sul reddito di inclusione cerca anche di fare qualche lavoretto saltuario, ovviamente in nero, giusto per avere qualche soldo in più.
«Tra gli uomini c’è chi ha perso il lavoro ma è ancora troppo giovane per percepire la pensione, chi si è separato e fatica a mantenere una nuova casa – continua frate Celestino – Una delle tre donne che vengono a pranzo da noi possiede solo la macchina. Ha sessant’anni e non ha più la casa. Dorme in macchina, è l’unica cosa che possiede. Un giorno alla settimana chiede di parcheggiare nel nostro cortile. Poi va a Spazio 37 a lavarsi. Di un’altra signora, invece, sappiamo che ha due figli. È capitato che venissero anche loro a chiedere un posto alla mensa. Sono tutte situazioni estremamente complesse».
Povertà, la mensa francescana di Monza specchio dei tempi: aiuto con i pacchi alimentari a 34 famiglie
Oltre ai trenta pasti a tavola ogni giorno, i frati garantiscono anche l’aiuto a trentaquattro famiglie, a cui consegnano i pacchi alimentari ogni due settimane. «Abbiamo mantenuto il contatto con una famiglia ucraina che conoscevamo da tempo. Sono tornati in Ucraina, a Charkiv, prima della guerra e da allora mandiamo una volta al mese un pacco che poi loro dividono con altre famiglie, in questo modo continuiamo ad essere legati, nonostante la distanza e la guerra. Ed è proprio per continuare ad aiutare le famiglie con i pacchi alimentari che chiediamo aiuto ai benefattori, perché portino alimenti a lunga conservazione che poi destiniamo alle famiglie»