Aumenta la forbice tra i redditi in Brianza, la Cisl MB Lecco: “Fermare la perdita del potere di acquisto”

Il segretario generale CISL Monza Brianza Lecco Mirko Scaccabarozzi: "Le misure di sostegno al reddito devono essere più integrate a quelle nazionali"
Mirco Scaccabarozzi
Mirco Scaccabarozzi Annamaria Colombo

I dati forniti dal MEF, Ministero Economia e Finanza, relativi alle dichiarazioni IRPEF 2022 (Anno di imposta 2021) di Monza e della Brianza mettono in evidenza che la forbice dei redditi sul nostro territorio si fa più ampia. Il reddito complessivo provinciale dichiarato dai 606.365 contribuenti distribuiti nei 55 comuni brianzoli supera i 15,3 miliardi di euro (15.347.162.727). Al netto di ciò, emerge la presenza di un numero consistente di persone con redditi medio bassi e una ricchezza che si concentra invece in una fascia più ristretta della popolazione.

Oltre 63 mila euro è l’introito degli autonomi, poco più di 26 mila euro quello dei dipendenti e poco più di 21 mila euro quello dei pensionati.

Monza e Brianza: i dipendenti sono il 60,2% e incidono sui redditi complessivi per il 63,5%

“Il punto cruciale – sottolinea Mirco Scaccabarozzi, segretario generale CISL Monza Brianza Lecco – è la stratificazione sociale che abbiamo focalizzato grazie ai dati elaborati dal nostro centro studi Bibliolavoro. Ebbene, i dipendenti, che rappresentano il 60,2% dei contribuenti, incidono per il 63,5%, i pensionati (35,7%) per il 29,7% mentre autonomi e imprenditori (4%) per il 6,8%”. Insomma, coloro che guadagnano di più sono numericamente di meno.

“I prezzi al consumo, soprattutto del comparto alimentare, si innalzano con percentuali più consistenti-riprende il segretario– il potere di acquisto dei cittadini decresce progressivamente. Il ridotto aumento del reddito dei dipendenti nell’ultimo triennio (+3,12%) non regge certo il confronto con gli aumenti determinati in primis dallo scoppio della guerra in Ucraina”.

Monza e Brianza: più di un contribuente su cinque appartiene alla categoria dei vulnerabili

Da una ricerca dell’Osservatorio Vulnerabilità e Resilienza emerge che nella provincia briantea più di un contribuente su cinque (22%) appartiene alla categoria dei cosiddetti vulnerabili, ovvero coloro che ai redditi bassi uniscono qualche altra forma di disagio economico o sociale che li porta ad esporsi al rischio di povertà ed esclusione. Tra i maggiori fattori di rischio vi sono il gender gap, la cittadinanza straniera e l’appartenenza a una famiglia con figli, specie se numerosa e con minori. Più “protetti” coloro che beneficiano di un reddito da pensione, decisamente più stabile nel periodo pandemico rispetto al reddito da lavoro.

I redditi a Monza e in Brianza, la Cils: “Fermare la perdita del potere di acquisto dei salari”

“Per la Cisl – sostiene Scaccabarozzi – l’azione sindacale deve innanzitutto fermare la perdita del potere d’acquisto dei salari. Occorre un’accelerazione nel rinnovare i contratti di lavoro (alcuni fermi da anni) e un nuovo impulso alla contrattazione aziendale e territoriale. Gli Enti locali, Regione Lombardia in testa, vanno incalzati affinché ci sia una razionalizzazione delle misure di sostegno al reddito che devono essere più integrate a quelle nazionali. Ad oggi contiamo circa 60 misure a sostegno del reddito tra nazionali e regionali, ma ognuna di queste risponde a criteri di accesso diversi, di Isee, di condizioni sociali, di nucleo famigliare. E poi va rafforzato il welfare di prossimità, ovvero il sistema dei servizi pubblici sociali, sanitari e socio-sanitari con particolare riguardo per quelli previsti per il contrasto alla povertà”.