Cgil, Cisl e Uil in campo contro la tassa sul lavoro frontaliero: “No ai colpi di mano”

Sul lavoro frontaliero Cgil, Cisl e Uil chiedono la convocazione immediata di un tavolo interministeriale e avvieranno una verifica di legittimità sul provvedimento introdotto da Governo e Parlamento
Il confine con la Svizzera
Il confine con la Svizzera

Cgil, Cisl e Uil scendono in campo sul lavoro frontaliero: “Servono certezze non colpi di mano: convocare subito il tavolo interministeriale previsto dalla legge 83/23” dicono i sindacati dopo che, con l’approvazione della legge di bilancio 2024: “Governo e Parlamento hanno introdotto una nuova tassa sul lavoro frontaliero per i nostri concittadini verso la Svizzera”.

Una tassa, spiegano le organizzazioni sindacali del comparto, rappresentato a livello nazionale da Giuseppe Augurusa (Cgil), Marco Contessa (Cisl) e Pancrazio Raimondo (Uil), che: “nelle intenzioni è volta a finanziare un maggior salario ai lavoratori della Sanità nelle aree di confine ma che colpisce tutti i nostri concittadini frontalieri che lavorano in Svizzera ante il 16 luglio 2023. Un nuovo balzello a soli pochi mesi dall’entrata in vigore della legge 83 del 13 giugno 2023 con la quale si concludeva, con un accordo tra le parti ed a seguito del recepimento del trattato internazionale tra i due paesi, una lunga discussione sull’imposizione fiscale dei frontalieri modificando strutturalmente, per i nuovi rapporti di lavoro, le regole fiscali in vigore fin dagli anni settanta”.

Lavoro frontaliero in Svizzera, la posizione di Cgil, Cisl e Uil

Cgil, Cisl e Uil hanno hanno chiesto invano uno stralcio: “richieste fatte unitariamente ai sindacati svizzeri UNIA e OCST fin dal mese di ottobre” in quanto considerato: “un provvedimento iniquo, ingiustificato ed intempestivo e, verosimilmente, illegittimo”.

Iniquo, spiegano: “perché basato su un presupposto sbagliato: i frontalieri sono contribuenti indiretti nazionali attraverso i ristorni fiscali pari al 40% di quanto versato alla fonte in Svizzera. Non può essere attribuita ai lavoratori la scelta della destinazione di quelle risorse, se alla fiscalità generale, se al sistema sanitario, se alle spese correnti o per investimento dei Comuni di frontiera”.

E ancora, il provvedimento sarebbe ingiustificato: “perché in contraddizione con quanto lo stesso Ministero della Salute ha sempre sostenuto (e ribadito con apposita circolare agli assessorati regionali alla sanità del 8 marzo 2016), quale ragione stessa dell’erogazione della SSN ai frontalieri fiscali (dentro la fascia dei 20 km dal confine svizzero) che hanno optato per la sanita nazionale”. E intempestivo: “perché giunge a valle di un accordo fiscale appena convertito in legge – specificano le sigle sindacali – che tutela il lavoro frontaliero attraverso la clausola di salvaguardia sottoscritta con le parti sociali per tutti coloro che hanno stipulato un rapporto di lavoro tra il 31 dicembre 18 ed il 16 luglio 2023. Un accordo sottoscritto con il proposito di “non un euro in più ai (vecchi) frontalieri non un euro in meno ai Comuni”, immediatamente tradito”.

Quanto alla legittimità: “è verosimilmente dubbia – dicono Cgil, Cisl e Uil – perché si porrebbe in contrasto con il principio di universalità del sistema sanitario nazionale garantito a tutti i cittadini italiani indipendentemente dalla propria condizione, nonché introdurrebbe un meccanismo di doppia imposizione proprio a valle di un trattato internazionale contro le doppie imposizioni sul modello adottato dai paesi OCSE”.

Cgil, Cisl e Uil e il “mancato confronto” sul lavoro frontaliero

I sindacati parlano di un “mancato confronto” che si sarebbe manifestato: “anche in occasione dell’accordo sul Telelavoro tra Italia e Svizzera che, confermando l’applicazione dei benefici fiscali solo nei casi del 25% del tempo lavorato, mentre per quanto concerne la protezione sociale siamo al 50%, si pone molto distante dalle esigenze di lavoratori ed imprese che invece chiedono un cambio di passo”.

“Infine – dicono ancora i sindacati – poco tranquillizzanti sono anche le indicazioni che dalle scorse ore giungono dai lavori della commissione finanze di Camera e Senato rispetto allo schema di decreto legislativo della riforma fiscale in materia di fiscalità internazionale. L’ambiguità contenuta nel documento portato alla discussione della commissione, nell’obiettivo esplicitato di allargare la platea dei contribuenti IRPEF nella determinazione del reddito complessivo imponibile in relazione al luogo ed al tempo dove lo stesso viene generato, introduce il concetto di “frazione di giorno” ai fini della domiciliazione, della residenza e della conseguente tassazione. Una formulazione che appare ambigua e dagli effetti potenzialmente dirompenti sul lavoro transfrontaliero, per la quale chiediamo un chiarimento immediato”.

Cgil, Cisl e Uil chiedono la convocazione immediata di un tavolo interministeriale

Cgil, Cisl e Uil invitano quindi ad affrontare: “le tante questioni aperte sul lavoro dei frontalieri italiani” attraverso una discussione: “nell’alveo corretto delle relazioni tra le parti, estremamente efficace nella lunga discussione sull’accordo fiscale, attraverso la convocazione immediata del tavolo interministeriale allo scopo costituito ed introdotto dalla legge 83/23″.

“In attesa di essere convocati CGIL CISL e UIL avvieranno una verifica di legittimità della norma introdotta dalla Legge di Bilancio 2024 e convocheranno, ove possibile unitamente ai CSIR interessati, assemblee dei lavoratori frontalieri nelle aeree di confine onde informare compiutamente gli interessanti”.