Il Tribunale per minorenni ha reso note le motivazioni della condanna a 20 anni per il ragazzo che a 17 anni, nel settembre 2024, aveva ucciso a Incirano di Paderno Dugnano mamma, papà e fratello di 12 anni.
Il giovane, oggi diciottenne e diplomato al liceo, era “guidato da un pensiero stravagante” e “bizzarro“, per raggiungere “l’immortalità attraverso l’eliminazione della propria famiglia“, ma ancora sotto il suo “controllo“. Sempre secondo le motivazioni ha “distinto la realtà dall’immaginazione” e “ha lucidamente programmato, attuato, variato secondo il bisogno le proprie azioni, prima, durante e doро“.
Paderno Dugnano: condannato a vent’anni per aver ucciso la famiglia, non riconosciuto il vizio parziale di mente
Non è stato riconosciuto dal giudice il vizio parziale di mente accertato dai periti. Il giovane è stato definito dalla giudice un “manipolatore“, che ha progettato gli omicidi “nei minimi dettagli“, che ha manifestato “scaltrezza” nel “tendere la trappola per uccidere i genitori nella sua cameretta e non nella camera matrimoniale“, dopo aver già colpito il fratellino. Ha agito in modo “sconcertante“, in “modo cruento“, con “numerosissime coltellate, infierendo sui loro corpi esanimi ed anche colpendo alle spalle il padre, dopo aver dato l’impressione di volersi fermare successivamente all’aggressione al fratello ed alla madre“.
E poi, secondo fonti d’agenzia, “la condotta tenuta immediatamente dopo il delitto” orientata “ad eludere le investigazioni per garantirsi l’impunità: dapprima il piano prevedeva di far ricadere la colpa sulla madre, poi sul padre ed infine su di sé, ma soltanto dopo aver avuto la certezza, attraverso il nonno, che gli investigatori non avessero creduto alla versione fornita in prima battuta ai soccorritori“. Il giudice ricorda anche, come era già emerso, che dall’analisi dei dispositivi del ragazzo erano emerse immagini, come la foto del Mein Kampf, o “esternazioni di pensiero comprovanti la sua inclinazione verso l’ideologia fascista”, nazista e “omofoba“.