Operazione antiterrorismo a Milano, uno dei due arrestati risiedeva a Monza

Si tratta di un egiziano e un naturalizzato italiano di origini egiziane, di 44 e 49 anni, arrestati dalla Digos distrettuale di Milano
Polizia di Stato
Polizia di Stato

Sarebbero risultati residenti da anni a Monza e Sesto San Giovanni un egiziano e un naturalizzato italiano di origini egiziane, di 44 e 49 anni, arrestati dalla Digos distrettuale di Milano martedì 17 ottobre nell’ambito di una operazione antiterrorismo della Polizia di Stato, coordinata dalla Procura di Milano – Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo. I due sarebbero accusati di partecipazione ad associazione con finalità di terrorismo e istigazione a delinquere.

Operazione antiterrorismo, i due indagati: “Presenti su gruppi WhatsApp di matrice jihadista”

L’attività di indagine, coordinata dal Procuratore Capo di Milano, Marcello Viola e dal pubblico ministero Alessandro Gobbis, ha dato esecuzione alle due misure di custodia cautelare in carcere emesse dal Gip Adriano Filice. In particolare, l’attività investigativa condotta dalla D.I.G.O.S. di Milano – Sezione Antiterrorismo e dal Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica di Perugia, in collaborazione con la Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione e con il Servizio Centrale Polizia Postale e delle Comunicazioni, ha avuto inizio nell’agosto del 2021 quando, si legge in un comunicato stampa della Polizia postale, sono stati avviati “mirati approfondimenti” nei confronti dei due indagati, che sarebbero stati accomunati “dalla presenza su gruppi WhatsApp di matrice jihadista e riconducibili allo “Stato Islamico””.

Operazione antiterrorismo: “Riscontrati alcuni elementi indiziari”

La Polizia avrebbe riscontrato a carico dei due soggetti indagati alcuni “elementi indiziari” come, precisa ancora la Polizia postale: “copioso materiale inneggiante ad azioni terroristiche violente, in diversi casi con bambini protagonisti”, e ancora “condivisione sui propri account Facebook di contenuti jihadisti, con commenti e like di approvazione su profili altrui”, e poi “presenza su canali Telegram e gruppi Whatsapp direttamente riconducibili allo Stato Islamico o ad esso affiliati, con la partecipazione di centinaia di utenti, registrati con numerazioni siriane, afgane, irachene, nord-africane, ma anche europee e sudamericane” e “versamenti di denaro disposte a favore di nominativi stanziati in Yemen e Palestina” e infine: “indottrinamento religioso svolto nei confronti dei familiari, con particolare riferimento ai figli minori”. Uno degli indagati, a maggio del 2022, avrebbe poi “giurato fedeltà allo Stato Islamico postato su un profilo Facebook”.

Operazione antiterrorismo, “Minacce a cariche istituzionali italiane”

Rilevata inoltre da parte degli indagati “un expertise nell’uso delle armi e la disponibilità a dare consigli a chi volesse essere introdotto al loro impiego”. E poi “individuate, sempre sul medesimo profilo Facebook, delle minacce dirette a cariche istituzionali italiane” tra le quali, dice l’agenzia Ansa, la premier Giorgia Meloni.