Quando per ritornare a casa dal lavoro serve l’autista, per paura di incontri poco piacevoli o magari per evitare di essere involontariamente scambiata per una bella di notte. Una situazione che ha dell’incredibile quella che ogni giorno vive una ragazza che lavora all’interno del supermercato in via della Guerrina a Monza e che vive a un quarto d’ora a piedi dal posto di lavoro.
Ma per paura di percorrere quel breve tratto che è costellato da presenze poco raccomandabili deve chiedere al padre di venirla a prendere, soprattutto quando finisce dopo le sette di sera, oppure deve affidarsi alla generosità di qualche collega.
«Infatti dopo le sette di sera, soprattutto in inverno, quel tratto di strada è preso d’assalto dai transessuali che vengono velocemente raggiunti dai clienti che stazionano a bordo strada o che spesso si appartano sul cavalcavia ciclopedonale che collega l’Iper con il quartiere Libertà – spiega – Il problema è quando faccio l’ultimo turno finendo dopo le otto di sera. Mi faccio venire a prendere in macchina perché non mi fido neppure a ritornare a casa in bicicletta».
Infatti se la mattina non ha problemi a sgambettare per un quarto d’ora malgrado lo spettacolo poco piacevole di preservativi e fazzoletti di carta disseminati lungo il cavalcavia, la sera il ritorno da sola diventa improponibile.
Un problema, quello della prostituzione vicino al centro commerciale, che già un anno fa era stato sollevata dal Gruppo Spontaneo Libertà, accogliendo le lamentele di diverse famiglie che, soprattutto nel fine settimana, cenavano nel fast food vicino al supermercato dovendo ammirare nel parcheggio del centro commerciale le esibizioni dei transessuali e gli schiamazzi dei clienti.
Anche in quel caso non si denunciavano aggressioni o atti intimidatori, ma i clienti del fast food rivendicavano maggiori controlli da parte delle forze dell’ordine e la desolazione di dover mangiare un panino ammirando i transessuali in abbigliamento quasi adamitico. Una situazione che a un anno di distanza non è cambiata.