I tavolini e le piccole sedie in legno chiaro, lo scaffale pieno di giochi e un grande albero di Natale. C‘è aria di festa al spazio nido del Centro Maria Letizia Verga, inaugurato martedì 19 dicembre al secondo piano della struttura di Monza che è un centro di riferimento per l’onco-ematologia pediatrica.
È il terzo nido realizzato in Italia all’interno di un centro di cura, un progetto innovativo pensato e finanziato da banca Intesa Sanpaolo che un anno fa ha aperto il primo nido all’ospedale Regina Margherita di Torino, nelle scorse settimane quello a Napoli al Santobono-Pausilipon e ora Monza.
«L’idea è venuta dopo che la figlia di due colleghi si è trovata a lungo ricoverata a Torino – ha spiegato Elena Jacobs, capo dello staff del Ceo di Intesa Sanpaolo e responsabile del progetto – abbiamo pensato che avremmo potuto pensare a un servizio per tanti bambini come lei costretti a ricoveri molto lunghi».
A Monza da anni esiste la scuola in ospedale per i pazienti dalle scuole elementari alle superiori, i volontari Abio si occupano delle attività per i bambini di scuola materna nella sala giochi dell’atrio e in reparto, ma mancava un luogo per i piccolissimi.
È proprio invece nei primi mesi di vita che al bambino viene richiesto di sviluppare tante abilità e competenze motorie, cognitive e di relazione. Un processo che la malattia, l’isolamento e il lungo ricovero può rallentare.
«Il nido era il tassello che mancava – spiega Andrea Biondi, direttore della Clinica pediatrica – Ogni volta che accogliamo un bambino il nostro obiettivo, la nostra sfida, è la sua guarigione. Ma ogni volta che arriva un bambino da noi insieme a lui accogliamo anche la sua famiglia e dobbiamo fare in modo che tutti qui si sentano un po’ a casa».
I dati raccolti dai primi mesi di avvio del progetto sono molto positivi e incoraggiano a proseguire.
«All’inizio qualche genitore era reticente a lasciare i piccoli – prosegue Jacobs – ma ora abbiamo il 100% di adesioni al progetto. Mamme e papà possono per qualche momento prendersi una pausa, recuperare anche un po’ di normalità in un percorso di cura che richiede ricoveri molto lunghi».
«È semplicemente bello – aggiunge mamma Kate mentre osserva il piccolo Mark giocare con le costruzioni – poter dire a mio figlio che anche lui va a scuola come gli altri bambini».