«Si tratta di una decisione frutto di un accordo preso in Prefettura, pienamente condivisa». Lo dice Simone Negri, della segreteria Monza e Brianza del DiCCAP/SULPM, il sindacato unitario della polizia municipale, a proposito della sperimentazione, avviata lunedì 3 settembre, che ha rivoluzionato il presidio della polizia locale in stazione.
Un “ritocco” al servizio, stabilito il 29 agosto scorso, in Prefettura, che ha fatto sospendere le agitazioni annunciate dal sindacato in occasione del week-end del Gran premio d’Italia. Un “tentativo di conciliazione”, come si legge nella lettera che l’Ufficio territoriale di Governo ha inviato alla Commissione di garanzia dell’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali, oltre che per conoscenza al sindaco Dario Allevi, che ha avuto “esito positivo”, in quanto: “il Comune di Monza si è reso disponibile ad avviare la sperimentazione di una diversa organizzazione”.
In cosa consiste la novità che per un mese sarà sperimentata in stazione? «Per trenta giorni da lunedì 3 settembre – spiega Negri – il presidio sarà attuato dalle 7 del mattino alle 9 con due agenti in servizio con la disponibilità prioritaria eventuale di un’altra pattuglia in caso di particolari necessità e, ancora, dalle 17 alle 22 con quattro agenti oltre alla pattuglia d’appoggio, sempre in caso di bisogno».
Alla scopertura della fascia 9-17 (durante la quale, tuttavia, sono evidentemente sempre presenti la Polfer e pattugliamenti delle altre forze dell’ordine e della stessa “locale”), fa eco un potenziamento di quelle considerate più “critiche”, in particolare alla sera, al rientro dei pendolari.
Si tenga presente che fino al 3 settembre, così come stabilito circa un anno fa, il presidio avveniva dalle 7 alle 20 (e poi, dal 18 luglio scorso, fino alle 22). Ma con soli due agenti, che, secondo quanto riferito dal sindacato, si sarebbero spesso sentiti insicuri, in balia di bellicosi gruppi di malintenzionati e spacciatori, spesso stranieri, protagonisti di schiamazzi, furiose risse e sassaiole, e, talvolta, di rapine, scippi e aggressioni (anche sessuali) ai danni di passeggeri e passanti.
Una situazione ad alta tensione sul fronte dell’ordine pubblico, che aveva indotto il sindacato a parlare di agenti “carne da macello, equiparati contrattualmente a semplici impiegati senza diritti e tutele che invece i contratti e le leggi riservano a polizia e carabinieri (…) Al presidio il nostro comando schiera una pattuglia esigua di due agenti, in camicia e divisa ordinaria, senza le dotazioni necessarie ad affrontare un servizio del genere e comunque numericamente troppo esigua”, minacciando quindi l’astensione dal lavoro se non fossero stati adottati dei correttivi.
Durante l’incontro in Prefettura, il Comune, che già per voce dell’assessore alla sicurezza Federico Arena aveva riconosciuto i problemi, difendendo tuttavia l’operato della giunta (“abbiamo garantito agli agenti tutte le dotazioni di legge”) e chiedendo l’esercito in stazione, ha dato il via libera alla rimodulazione del servizio, in quanto ritenuta prioritaria: «oltre a quella dei cittadini, anche la sicurezza degli agenti».
«Tra trenta giorni – conclude Simone Negri – faremo un bilancio della sperimentazione durante un incontro già fissato in prefettura e valuteremo se proseguire così in maniera definitiva o se sarà necessario un ulteriore correttivo rispetto a quanto stabilito».