È bastata la perdita da uno dei bagni della scuola media Confalonieri per danneggiare gli affreschi quattrocenteschi della sede dell’Università popolare di Monza e del Centro culturale e ricerca. Tutto è successo in pochi giorni, probabilmente quattro, due settimane fa, durante i quali si sono rotte le tubature del bagno femminile al primo piano. L’acqua ha iniziato a filtrare nelle pareti ed è colata fino al soffitto affrescato di quella che un tempo era la sacrestia della chiesa di Santa Maria in strada, lasciando un grosso alone giallastro proprio sopra le Orifiamme di san Bernardino, disegni unici e rari che adornano la volta della sede di vicolo Ambrogiolo. Si tratta di ghirlande fiorite alla base delle vele, fregi rari e particolari, caratteristici proprio della chiesa trecentesca.
Il guasto idraulico è stato prontamente riparato ma il danno, purtroppo è stato grave. «Ora occorrerà attendere che le pareti asciughino, poi si potrà valutare la portata del danno e per capire come intervenire per salvare gli affreschi», spiega Eugenia Volpi, presidente dell’UpM.
Proprio l’Università popolare, in collaborazione con il Centro culturale e ricerca, avevano finanziato, all’inizio degli anni Ottanta, il restauro della sede quando fu concessa in affitto dall’amministrazione comunale. «Il ritrovamento di questi affreschi è stato casuale – ricorda Volpi -. Questo spazio era adibito a magazzino della scuola media. Era stato coperto da vernice bianca. Poi si è staccato un frammento di intonaco e abbiamo scoperto il colore sottostante. Grazie all’assistenza della Soprintendenza abbiamo riportato alla luce questi importanti affreschi». Oggi le infiltrazioni d’acqua causate dalla rottura di uno dei bagni della scuola media rischiano di minacciare l’integrità dei dipinti a muro. Un quarto della volta a botte è danneggiato, così come due delle otto nicchie sul lato sinistro della stanza sono coperte di aloni giallastri e muffa. Oltre agli Orifiamma anche le colombelle decorative, posate sul cornicione che corre lungo il perimetro della ex sacrestia, sono state rovinate dall’infiltrazione d’acqua, così come i fuochi amorosi che costellano il fondo della volta.
«Questo luogo è un piccolo tesoro, una testimonianza artistica importantissima – racconta Eugenia Volpi -. La sacrestia originale fu costruita ai tempi della fusione del primitivo convento dei francescani, nel 1340, con gli agostiniani di San Marco che ampliarono e arricchirono il convento e la chiesa, dotandola anche del campanile».