Monza, San Fruttuoso e la biblioteca che non c’è: botta, risposta e richieste

Torna a far discutere la desiderata biblioteca di San Fruttuoso, a Monza. Le parole dell'assessore al Cittadino e la lettera aperta del quartiere.
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Torna a far discutere la desiderata e (ancora) mai nata biblioteca di San Fruttuoso, a Monza. A risollevare di nuovo la discussione sono state le parole dell’assessore Viviana Guidetti, che sulle pagine del Cittadino ha dichiarato perplessità in merito all’ipotesi di realizzare una biblioteca di quartiere all’interno della sala biblioteca dell’ex centro di via Tazzoli, di proprietà comunale e gestito dalla cooperativa Monza 2000.

San Fruttuoso e la biblioteca che non c’è: ipotesi centro Tazzoli

L’ipotesi di tramutare gli spazi della biblioteca del centro Tazzoli in biblioteca del sistema bibliotecario urbano era già stata sollevata da tempo dalla consulta, incassando tra l’altro la piena disponibilità della Monza 2000 a cedere la sala. Un primo patrimonio librario è già a disposizione. Si tratta del fondo libri lasciato da don Ercole Gerosa, ultimo cappellano della chiesetta di via Tazzoli, che ha lasciato un cospicuo numero di testi di saggistica e teologia. Da qui – secondo le intenzioni della consulta di quartiere – si sarebbe potuti partire per dare il via alla biblioteca di San Fruttuoso, che oggi può contare solo su un punto prestito attivo al centro civico.

San Fruttuoso e la biblioteca che non c’è: l’assessore frena

«Mi sono già confrontata con i dirigenti degli uffici comunali riguardo l’ipotesi di aprire una biblioteca a San Fruttuoso, e mi hanno mostrato una certa perplessità – ha spiegato l’assessore Guidetti – Quando sono stati organizzati eventi promossi dalla biblioteca la partecipazione è stata sempre molto scarsa. Occorre ricordare che già esiste ed è utilizzato il punto prestiti, che consente di accedere on line all’intero patrimonio librario. E questo è un servizio che funziona bene. Inoltre i tecnici del Comune mi hanno riferito che gli spazi della biblioteca presente all’interno del centro di via Tazzoli non sarebbero nemmeno idonei per allestire una biblioteca di quartiere. Io non ho ancora visto quegli spazi e mi riservo di dare un mio giudizio dopo aver fatto un sopralluogo. Così come mi dichiaro fin d’ora disponibile a un incontro con il quartiere per discutere di questo argomento».

San Fruttuoso e la biblioteca che non c’è: il Gruppo di lettura replica con una lettera aperta

Affermazioni che non sono piaciute al Gruppo di lettura San fruttuoso che, a firma della referente Giustina D’Addario, ha scritto una lettera aperta all’assessore.

«L’articolo pubblicato da il Cittadino mi chiama in causa personalmente in quanto, prima in veste di coordinatrice della consulta San Fruttuoso (biennio 2020-21), poi in qualità di responsabile del Gruppo di lettura San Fruttuoso costituito nel 2020, in pieno lockdown, come Patto di collaborazione con il Comune di Monza, ho avviato, non senza fatica, una concreta e fattiva interlocuzione tra le parti in gioco( cittadini, Comune e Cooperativa Monza 2000) per l’apertura della biblioteca di quartiere nello spazio resosi disponibile presso il pensionato sociale di Via Tazzoli», scrive D’Addario.

«L’assessore Guidetti parla di perplessità dei dirigenti comunali (decidono loro sulla necessità di una biblioteca nel quartiere?), di non ben precisati eventi disattesi dai cittadini del quartiere (e quindi? Non “meritiamo” di avere una biblioteca?), di altrettanto non ben precisati problemi di idoneità dei locali di via Tazzoli mai evidenziati prima d’oggi e del fatto che nel quartiere esiste già un punto prestito, riducendo l’intera questione alla mera fruizione del patrimonio librario tout court».

San Fruttuoso e la biblioteca che non c’è: richiesta di sopralluogo

Di fronte a una comunicazione che D’Addario definisce «confusa» e di «cortocircuito sul piano della comunicazione istituzionale e politica, irrispettosa delle istanze dei cittadini» la richiesta è quella di un confronto e di un sopralluogo, «per verificare, insieme ai cittadini se sia realmente impossibile oggi, nel 2022, restituire vitalità a quello spazio, provando, per una volta, a pensare che un bene comune non può essere progettato e gestito “dall’alto”, ma mettendosi all’ascolto di quei cittadini che chiedono solo il rispetto di un loro sacrosanto diritto».