Non scendevano in piazza da dieci anni. Lo faranno di nuovo alle 18 di giovedì 13 maggio, con un presidio di due ore organizzato di fronte al municipio di Monza e l’intenzione di ribadire a gran voce quello che hanno cercato di sostenere e dimostrare negli ultimi anni con petizioni, raccolte firme, osservazioni e proposte alternative: “Più spazi verdi e basta cemento”.
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All’epoca comitati e associazioni avevano protestato contro “la volontà della giunta Mariani di cementificare le grandi aree agricole di contorno alla città – si legge nel volantino che nelle ultime settimane ha fatto il giro della città e della rete – con oltre un milione e mezzo di metri cubi su Boscherona, San Fruttuoso, Casignolo, Cascinazza, Sant’Albino e zona stadio”.
Una variante urbanistica poi non approvata e revocata dall’amministrazione successiva. “Dopo dieci anni, nonostante le limitazioni causate dall’emergenza sanitaria, siamo di nuovo in piazza per rivendicare il diritto a una città più vivibile, meno inquinata dal traffico e soffocata dall’inquinamento” scrivono ancora nell’annuncio del presidio di questa sera davanti al municipio.
«Ci stiamo preparando con striscioni e cartelli – ha anticipato Giorgio Majoli, portavoce del Coordinamento di comitati e associazioni di Monza – Il nostro punto di vista è semplice e si riassume in poche parole: in città non c’è bisogno di nuove costruzioni, serve invece tutelare il suolo ancora libero».
Il Coordinamento ripercorre le decisioni urbanistiche degli ultimi dieci anni, perché “Monza non ha tregua”: “Dal 2010 a oggi tre amministrazioni comunali hanno approvato piani attuativi per più di un milione di metri cubi per cinquemila nuovi abitanti. Ora – si legge – con la cosiddetta ‘turbo urbanistica’ (in realtà una ‘turbo edilizia’) si prevedono un centinaio di interventi edificatori, sia su aree verdi e agricole che su aree dismesse, che renderanno ancora più invivibile la vita degli abitanti di quelle zone”.
Sì e no. Il coordinamento classifica come “progetti speculativi su aree dismesse” quelli che riguardano l’ex Buon Pastore, l’ex Feltrificio Scotti, l’ospedale vecchio, la ex Monzacar e l’ex Colombo, aggiungendo all’elenco “gli interventi a consumo di suolo su aree verdi” in via della Birona, nell’isolato Bosisio, Aguggiari e Gallarana, e quelli previsti a Sant’Albino e a San Fruttuoso.
Rimarcano, poi, il “disinteresse per l’avvio di progetti di effettiva riqualificazione della città” come la situazione di stallo all’ex macello e la mancata adesione al Plis del GruBria. “Un’amministrazione comunale sorda e cieca continua imperterrita nella sua azione di rovina della città”, incalza.
La risposta. «Una contestazione tout court, la loro, che riguarda la proprietà privata, la possibilità di riqualificare aree dismesse e anche il Pgt vigente, che pure ha fatto propria la legge per la riduzione del consumo di suolo – replica l’assessore all’Urbanistica Martina Sassoli – Il tema che ora riguarda le grandi città è quello della rigenerazione urbana, che consente di realizzare nuovi servizi e di destinare aree al verde pubblico: ed è in questa logica che noi, come altre istituzioni, ci muoviamo».