Si guardano con dolcezza negli occhi e si sfiorano le mani come se fossero dei fidanzatini. Eppure in due fanno 205 anni. Rinaldo (detto Nando) Duranti ha festeggiato 105 anni sabato scorso, 20 giugno, mentre la moglie Giuseppina Villa (detta Nuccia) ha spento 100 candeline il 23 marzo. Sono sposati da ben 76 anni. Quando hanno detto sì nella chiesa di San Carlo a Monza (vicino a dove risiedono tuttora) era il 10 aprile 1944. Lei indossava uno splendido abito confezionato da un’amica sarta.
«Era il lunedì dell’Angelo – raccontano – appena siamo usciti dalla chiesa è suonato l’allarme che avvertiva di un bombardamento. Siamo, però, riusciti a fare un piccolo rinfresco con vermouth e biscotti».
Subito dopo sono andati a pranzo nella casa di Nando a San Fruttuoso, accolti dalla zia (la sorella della sua mamma, morta di Spagnola, che aveva sposato il cognato, il papà di Nando nds), che ha preparato pane bianco e formaggio. «Cibi semplici, c’era la guerra, ma noi eravamo felici lo stesso».
E felici lo sono anche adesso mentre i loro racconti tornano indietro nel tempo. Si sono conosciuti per caso durante una passeggiata al parco nel lontano 1936.
«È stato un colpo di fulmine – confessa Nuccia – quel ragazzo mi è subito piaciuto. Dato che era più grande di me e avevo paura che scappasse gli ho mentito sull’età. Gli ho detto che avevo 18 anni quando non avevo compiuti ancora 16. Mia mamma ha voluto conoscerlo e così ci siamo fidanzati ufficialmente».
Nando, che aveva studiato chimica alle scuole serali di via Appiani, è partito per la guerra ma è stato ferito a un ginocchio sul fronte francese e quando è tornato a casa Nuccia ha voluto subito sposarlo. Nando ha iniziato a lavorare alla Pirelli («nel laboratorio di analisi» rammenta) e anche qui se l’è vista brutta: «Mi sono salvato da un bombardamento perché sono rimasto bloccato in ascensore».
Nuccia, invece, ha trovato lavoro in una ditta monzese di mobili come ebanista. «In realtà mi occupavo di tutto, anche del settore commerciale. Negli anni Settanta un cliente americano voleva a tutti i costi portarmi negli Stati Uniti a lavorare con lui. Nando sarebbe venuto ovviamente con me ma pur non avendo figli non ce la siamo sentita».
Nando ama raccontare delle sue passioni: la pittura e le piante. Le pareti del suo appartamento sono abbellite dai quadri che ha realizzato: nature morte e soprattutto vedute del parco di Monza. Il balcone, invece, sembra un giardino tropicale.
«Amo le piante grasse – ammette – e mi diverto a fare i trapianti». Ha, però, un rimpianto: non poter andare più in bicicletta. «Sono andato in bici fino a 102 anni e ho guidato fino a 97. Avevo ancora la patente valida. E poi ho giocato tanto a bocce». Ora passa le sue giornate leggendo libri e giornali («Il Cittadino non manca mai. Lo leggo sin da quando ero giovane»), facendo le parole crociate e giocando a scala 40.
Entrambi i coniugi si sono divertiti molto a viaggiare. Hanno girato l’Italia e l’Europa. Il viaggio più bello? «In Russia sono stata benissimo» risponde sicura Nuccia. Della Monza che fu ricordano la piazza Trento e Trieste «con una bellissima fontana» e persino l’autodromo agli albori.
A proposito di sport, Nuccia è sempre stata una tifosa del Monza, tra le cui fila hanno giocato anche due suoi fratelli. «Ci amiamo come il primo giorno, forse ancora di più» concludono con uno sguardo complice.