I centri civici di Monza non si toccano, i patti di cittadinanza nemmeno mentre potrebbero non avere un futuro le consulte e il bilancio partecipativo. Il dibattito all’interno dell’amministrazione è ancora in atto e ruota attorno alle risorse con cui finanziare i progetti promossi dalla giunta Scanagatti per favorire la partecipazione dei monzesi alla vita della città.
Nei giorni scorsi i vincitori della seconda edizione del bilancio partecipativo hanno ricevuto una comunicazione che ha suscitato parecchie preoccupazioni: il municipio ha sospeso l’erogazione dei contributi annunciati ad aprile in attesa di capire quanto denaro ha in cassa. La lettera è stata inviata ai gruppi di residenti, alle associazioni, ai comitati e alle scuole che pensavano di poter contare su un aiuto economico per avviare le loro iniziative. Nel caso delle scuole il blocco dei fondi potrebbe ripercuotersi sulle famiglie che, come ha affermato in consiglio comunale Maria Chiara Pozzi della lista Scanagatti, potrebbero essere invitate dai presidi a pagare i corsi già inseriti nella programmazione annuale.
«La partita – spiega l’assessore alla Partecipazione Andrea Arbizzoni – è aperta: stiamo cercando di capire cosa è coperto dal punto di vista finanziario e cosa no».
«Del milione annunciato dai nostri predecessori – ricorda l’assessore quanto aveva già detto al Cittadino – 300.000 euro sono inseriti nella parte corrente del bilancio mentre 700.000 euro dovrebbero essere finanziati con oneri di urbanizzazione o con l’alienazione di immobili».
È questa seconda parte, prosegue, che potrebbe mancare all’appello: «Se non incasseremo le somme necessarie – anticipa – individueremo i criteri con cui assegnare quello che c’è ed eventualmente rinvieremo qualche iniziativa al 2018». A quel punto la giunta Allevi potrebbe decidere di archiviare l’esperienza del bilancio partecipativo e rivedere il ruolo delle consulte: «Non voglio – commenta Arbizzoni – ritrovarmi in mano il cerino acceso da altri. Le consulte propongono progetti che, però, hanno un costo così come costa 200.000 euro il facilitatore incaricato dalla passata amministrazione di coordinare le loro azioni». La partecipazione dei cittadini, osserva, è positiva ma potrebbe essere rimodulata in base alle risorse disponibili: «Cercheremo – aggiunge – di potenziare l’attività dei centri civici e incentivare la firma di altri patti di collaborazione tra il Comune e i monzesi mentre rifletteremo sul resto». Le consulte, par di capire, non si riuniranno più finché in piazza Trento e Trieste non avranno sciolto tutti i dubbi.
«La scelta è politica – replica l’ex assessore del Partito democratico Egidio Longoni – noi crediamo nella partecipazione come strumento di coesione sociale e di crescita dei quartieri. Se altri condividono questa impostazione possono finanziare i progetti con residui o altre entrate».
“Giù le mani” dicono dalle consulte di quartiere. Da Cederna-Cantalupo a San Biagio-Cazzaniga, da Libertà a San Gerardo la voce che si alza è una sola: che la nuova amministrazione trovi al più presto una soluzione per far ripartire con il piede giusto l’attività degli “organi di partecipazione e consultazione” promossi dalla scorsa amministrazione.