Uno sguardo alla facciata della chiesa nella piazza deserta, le braccia che si allargano, e quel pizzico di rassegnazione: «Che dobbiamo fare, daremo un’imbiancata». Ai padri Barnabiti non resta che prendere atto della maleducazione di un graffitaro che, in spregio a quella sorta di codice non scritto tra writer che condanna i colpi di spray contro edifici storici, ha lasciato la sua tag (la firma) a fianco del portone di ingresso dell’edificio religioso costruito nel cinquecento a fianco dell’antico convento della piazza del centro.
Uno dei “salotti eleganti” della città – piazza Carrobiolo -che però resta poco vissuto, a parte qualche mercatino, e che stenta a trovare un’anima da luogo di aggregazione. La scritta a spray viola è comparsa nei giorni scorsi. Anche il resto della piazza, peraltro, è stato visitato da qualche fanatico della bomboletta (la cui mano sembra diversa dal writer a vocazione “religiosa”) che ha deciso di lasciare un segno anche sul palazzo di piazza Carrobiolo davanti al teatro Villoresi, che ospita qualche ufficio e studi professionali, ma soprattutto molte abitazioni private.
«Faremo pulizia. Qui in questa piazza, ogni volta che piove abbondante, ci entra l’acqua in Convento (non mi faccia dire niente sul comune), cosa vuole che sia una piccola scritta», dicono prendendola senza troppi drammi i religiosi incontrati ieri mattina, proprio all’altezza dall’ingresso del monastero, coi sacchi di sabbia ancora appoggiati a terra per le recenti sfuriate di maltempo estivo.