«Non ho un sogno nella vita perché il sogno lo sto già vivendo». È un tipo tosto Roberto Bruzzone, 37enne di Ovada, già volto della trasmissione televisiva “Gli Invincibili”. Appena ventenne, nel 2000, ha avuto un gravissimo incidente in moto e dopo quattro anni di calvario, passati dentro e fuori dagli ospedali, si è reso conto che la soluzione migliore per porre fine a quella situazione in cui non c’era alcun margine di miglioramento era farsi amputare la gamba destra.
«Ho sempre creduto nelle mie forze, nella possibilità di trovare una via d’uscita – afferma – e grazie anche agli insegnamenti appresi praticando per tanti anni il pugilato mi sono buttato a capofitto nello sport».
Ha raccontato la sua storia giovedì mattina a Monza nel corso di un incontro allo Sporting Club. «Inizialmente ho scelto l’atletica – ha spiegato – ottenendo anche dei buoni risultati ma mi sentivo un po’ in prigione sulle piste. Volevo spazi più grandi e il contatto diretto con la natura. Il mio preparatore Alessio Alfier mi ha convinto a provare il trekking e da lì è cominciata la mia avventura».
Un’avventura che lo ha portato in giro nei luoghi più spettacolari ma anche più impervi del mondo: dal Gran Paradiso, la sua prima ascesa nel 2006, fino alla traversata del deserto rosso del Namib, passando attraverso il Kilimanjaro, il Perù , l’Islanda, il Cammino di Santiago. Bruzzone ha camminato per chilometri e chilometri nelle condizioni più estreme, ha sopportato il caldo torrido, il freddo glaciale, le piogge incessanti e anche i dolori più lancinanti alla sua gamba ma non si è mai arreso.
Ora il suo messaggio lo porta in giro per l’Italia grazie al progetto “Noi Ambasciatori” (www.noiambasciatori.it) che ha creato insieme ad altri sette sportivi, tra cui la campionessa paralimpica Martina Caironi, con il supporto di Ottobock, azienda leader nella produzione di protesi di arti inferiori . Un progetto, sostenuto anche dalla monzese Ortopedia Pirola, nel quale Roberto vorrebbe coinvolgere sempre più soggetti.
«Tre di noi – spiega – hanno già creato delle onlus per venire incontro alle varie problematiche degli amputati. La mia si chiama Naturabile e oltre ad insegnare un corretto utilizzo delle protesi aiuta a trovare la voglia di rivincita attraverso la pratica del trekking. Se riuscissimo ad aumentare la nostra rete avremmo risultati ancora più grandi».