Il Paese Ritrovato, il primo villaggio Alzheimer costruito in Italia, a Monza, che quest’anno compie cinque anni, è stato oggetto di due importanti studi. I primi risultati sono stati diffusi dalla dottoressa Maria Cristina Sandrini, geriatra, direttrice sanitaria della Cooperativa La Meridiana.
“A breve-ha esordito-sarà pubblicato sul Journal of Alzheimer’s Disease il primo lavoro condotto insieme alla scuola di specializzazione in geriatria dell’Università Milano Bicocca sui primi diciotto mesi di osservazione di 64 persone residenti al Paese Ritrovato tra il 2018 e il 2020, valutate in diverse fasi. L’ultima valutazione, effettuata durante la pandemia, ha evidenziato l’efficacia dell’approccio non farmacologico sia per quel che riguarda la riduzione dei disturbi del comportamento sia per il mantenimento delle abilità residue. Una successiva valutazione compiuta durante la pandemia, un periodo di “chiusura” in cui è venuta meno quella libertà di scelta che contraddistingue la vita di ogni persona all’interno della struttura, ha evidenziato un incremento nell’utilizzo di antidepressivi e un ridotto coinvolgimento nelle attività. Una volta tornata la normalità gli indicatori sono tornati ai livelli pre pandemici. Una conferma che l’approccio del Paese Ritrovato può essere benefico”.
“Il Paese Ritrovato” di Monza: “I pazienti si sentono attori della propria vita”
Una seconda indagine retrospettiva, presentata al 23° Congresso Nazionale dell’Associazione Italiana di Psicogeriatria, ha preso in esame un campione di 26 donne e 11 uomini residenti nel villaggio monzese dal dicembre 2019 al gennaio 2023 con un’età media di 82, 06 anni affetti da demenza di grado lieve moderato. Dai giudizi espressi dalle persone emergono sensazioni positive riguardanti la qualità di vita, l’ambiente, la coesione sociale. I residenti non si sentono all’interno di una struttura sanitaria e oggetti passivi di cure, ma attori della propria vita.
Attualmente all’interno del Paese Ritrovato vivono 64 persone suddivise in otto appartamenti, ciascuno dei quali dotato di otto camere singole. Dal 2018 a oggi sono stati accolti 157 ospiti affetti da demenza lieve moderata, 111 donne e 46 uomini. I numeri dimostrano che le donne sono maggiormente colpite dall’Alzheimer che costituisce la più comune forma di demenza.
“Il Paese ritrovato” di Monza: come prevenire la demenza, i fattori di rischio
“Il tema scelto quest’anno dalla campagna per il mese mondiale dell’Alzheimer è molto chiaro-sottolinea la dottoressa Sandrini- “Mai troppo presto, mai troppo tardi”. Parole per sottolineare che si può intervenire per ritardare e potenzialmente prevenire l’insorgenza della demenza“. Studi scientifici hanno individuato ben dodici fattori di rischio potenzialmente modificabili, in grado di prevenire o ritardare il 40% dei casi di demenza, condivisi anche con altre malattie (cancro e disturbi cardiaci compresi). “Fare una costante attività fisica, non fumare, non consumare alcolici in eccesso, impegnarsi in attività sociali sono fattori che promuovono una buona salute del cervello-sottolinea la dottoressa Sandrini–Sono, invece, elementi di rischio l’inquinamento, i traumi cranici, l’obesità, l’ipertensione, il diabete, la depressione, una bassa scolarità“. Attenzione anche alla perdita di udito che favorisce l’isolamento. “E’ importante che gli anziani utilizzino sempre e in modo corretto gli apparecchi acustici -conclude Sandrini-e che non li chiudano in un cassetto!“