Renzo Sironi, monzese di San Biagio, classe 1921, era poco più che ventenne quando si trovò a guidare i camion nelle colonne militari che affrontarono l’inferno della Campagna di Russia durante l’operazione Barbarossa. La guerra di Renzo terminò lungo le sponde del fiume Don, quando venne ferito a una gamba. Le sue condizioni di salute non gli permisero più di partecipare alle operazioni militari per arrivare a Stalingrado. E questa fu la sua fortuna.
A differenza di molti suoi commilitoni Renzo Sironi riuscì a tornare a casa. Si sposò agli inizi degli anni Cinquanta e mise al mondo tre figli. Continuò a fare il meccanico in un’officina su via Cavallotti, dove lavorò per tutta la sua vita.
A ottant’anni da quelle bombe e dai colpi di mortaio la terra ha restituito frammenti del soldato Sironi.
Lungo le sponde del Don è stata ritrovata la targhetta di metallo di Renzo Sironi, matricola 17148/76/G, figlio di Gerardo Sironi e Anna Pozzi. A trovarla un giovane cercatore russo a caccia di cimeli.
A far correre la notizia del ritrovamento sono stati i social che hanno amplificato la richiesta avanzata da Renza Martini, che da anni si occupa di ricerche storiche sui caduti della Campagna di Russia.
È bastato qualche giorno per arrivare ai discendenti del soldato Sironi.
«Per me è stata davvero una sorpresa – ha spiegato Danilo Sironi, uno dei tre figli di Renzo -. Mi farebbe piacere riavere sia la piastrina ma anche il registro militare in cui è scritto il nome di mio padre. Mi sono già messo in contatto con chi ora è in possesso della medaglietta».
Degli anni della guerra, delle battaglie, della Russia, Renzo Sironi non ha mai raccontato nulla, almeno ai suoi figli.
«Non amava ricordare quel periodo. Fortunatamente era riuscito a tornare anche grazie a quella ferita, a differenza di tanti suoi compagni che dalla Campagna di Russia non sono mai tornati. Ho in mente alcune foto di lui giovane a bordo dei camion militari con cui trainava l’artiglieria o di lui con indosso un grande cappotto e con il piede ingessato – continua Danilo Sironi – Purtroppo mio padre è mancato diversi anni fa, quando aveva solo 69 anni. Anche mia mamma non c’è più quindi non saprei ora a chi chiedere conferma degli avvenimenti accaduti in quegli anni. Per questo mi farebbe piacere riuscire a ritrovare questi oggetti, per riportare a casa un pezzetto della vita da soldato di mio papà».
Per ora la piastrina e il registro matricola si trovano ancora in Russia, di proprietà di un medico svizzero che ne ha commissionato la ricerca in quanto collezionista e appassionato di ricerche storiche.
«Mi sono messo in contatto con il dottore – afferma Sironi – Era molto felice di poter restituire quegli oggetti a noi discendenti. Ora aspetto solo che vengano spediti a noi, e che possano fare ritorno a casa».