La storia di questa pandemia è fatta anche di numeri: quelli di chi è stato contagiato dal Covid 19, chi ha attraversato la malattia in maniera lieve solamente restando in sorveglianza a casa, chi è stato ricoverato, chi è guarito. E poi c’è il numero più doloroso, quello dei decessi.
La Lombardia, si sa, ha pagato il prezzo più alto. E la provincia di Monza e Brianza, pur con un numero di decessi decisamente inferiore a quello delle province di Brescia o Bergamo (+567,8% a marzo 2020 rispetto ai quattro anni precedenti, secondo i dati Istat), ha registrato, sempre nel marzo di quest’anno, una crescita del 96,5%, pari a 1.528 decessi su tutto il territorio provinciale, rispetto a una media che non ha mai superato le 900 unità nei quattro anni precedenti.
Sono i dati forniti dall’Ufficio anagrafe del Comune di Monza a fotografare la situazione in città, e l’occhio salta subito al dato di aprile, il mese peggiore, con 239 decessi registrati, contro gli 89 del 2019, con un aumento del 169%. A febbraio di quest’anno i monzesi deceduti sono stati 114, cresciuti a 188 il mese successivo fino al dato drammatico di aprile. A maggio la curva si è notevolmente inclinata, registrando 64 decessi contro i 48 dell’anno scorso. In totale sono stati 605 i decessi a Monza da febbraio a maggio, contro i 398 del 2019, per un incremento del 52%. I numeri indicano il dato totale di tutti i decessi, senza precisare quanti di questi siano dovuti a coronavirus.
«A guardarli così questi numeri fanno certamente impressione, ma non vorrei sbilanciarmi troppo sull’eccesso di mortalità registrato in città negli ultimi mesi – spiega Carlo Maria Teruzzi, presidente dell’Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri della provincia di Monza e Brianza – Pensiamo ci sia stata una mortalità più marcata in quei soggetti cronici che, a causa del virus, hanno avuto un peggioramento del loro quadro clinico».
C’è poi un altro dato che va certamente analizzato per cercare di comprendere meglio i numeri riguardanti i decessi.
«Non dobbiamo sottovalutare la paura di recarsi al pronto soccorso per il rischio di contrarre il Covid. Sappiamo – continua Teruzzi – che negli ultimi mesi l’accesso ai pronto soccorso è drasticamente calato proprio per il timore di potersi esporre a un possibile contagio. Questo ha spinto diversi pazienti a sottovalutare sintomi che, in altri momenti, li avrebbero portati immediatamente in ospedale, aggravando così di fatto il loro stato. Ovviamente queste sono solo ipotesi, ma credo che debbano essere prese in considerazione per valutare più correttamente il dato dei decessi».
Oggi gli accessi al pronto soccorso sono tornati a livelli pre emergenza, segno che il sentore di un immediato pericolo di contagio sta calando tra la popolazione. A confortare l’umore dei monzesi sono i dati sul numero dei pazienti positivi aggiornati al 26 maggio 2020: 1.116, tre in più rispetto al giorno precedente, mentre le persone in sorveglianza, chi mostra i sintomi ma può gestire il decorso della malattia da casa, sono 189 in città e 1.429 in tutta la provincia.
Un ultimo dato. «Attualmente sono 54 i pazienti ricoverati per Covid al San Gerardo – conclude Teruzzi – purtroppo quattro di loro si trovano ancora in terapia intensiva»
E l’allarme dell’Ordine dei medici di Monza e Brianza: «L’unica terapia utile per combattere questo virus è riuscire a tracciare le persone contagiate, accorciando drasticamente i tempi di esecuzione degli esami. I tempi di attesa per poter eseguire un tampone oggi sono troppo lunghi, e questo non va bene». Così capita che anche pazienti per cui è stata fatta specifica richiesta da parte del medico di base non abbiano ancora potuto eseguire un tampone di controllo.