Monza e Brianza: le medaglie in ricordo degli ex deportati nei lager nazisti

Venerdì 26 gennaio, alla vigilia del Giorno della memoria, la consegna ai figli e ai nipoti delle vittime. La cerimonia in prefettura.
La consegna a Monza delle medaglie alle vittime delle deportazioni naziste
La consegna a Monza delle medaglie alle vittime delle deportazioni naziste Fabrizio Radaelli

La Prefettura di Monza ha ospitato la cerimonia di consegna delle medaglie d’onore concesse dalla Presidenza della Repubblica alla memoria dei cittadini italiani deportati e internati nei lager nazisti e destinate al lavoro coatto per l’economia di guerra. Sette le onorificenze assegnate ad altrettanti cittadini brianzoli. 

Ad aprire la cerimonia è stato il prefetto, Patrizia Palmisani. «Oggi libertà e democrazia sono valori che non possiamo dare per scontati e le vicende odierne, anche se non sono combattute su nostro territorio, ci ricordano che la libertà non è un dato acquisito. Le persone che ricordiamo oggi e tantissimi altri come loro hanno scelto tra salvare la loro vita e salvare la libertà di tutti e tanti di loro hanno deciso per questa seconda opzione, pagandola spesso con la vita».

Monza e Brianza: le medaglie agli ex deportati, le istituzioni

Commosso anche il saluto del sindaco di Monza, Paolo Pilotto, che ha ricordato la violenza organizzata e metodica dell’universo concentrazionario. «Abbiamo bisogno di sposare l’idea di condivisione, perché solo attraverso la memoria condivisa non nascerà la volontà di violenza, né quella istintiva né quella sistemica che fu dei campi nazisti».

Il ringraziamento del presidente della Provincia, Luca Santambrogio, è andato al comitato scientifico del Comitato pietre di inciampo. «Grazie al loro lavoro molte famiglie hanno potuto ricostruire la storia dei loro cari. Chi è tornato da quell’inferno faticava a parlare di quello che aveva vissuto. Il mio grazie va quindi a chi da anni si spende per ricostruire quelle vite, per mantenere la memoria. E tra loro anche quella degli oltre 600.000 militari che rifiutarono di passare con l’esercito nazista preferendo l’arresto e la deportazione». L’ultimo saluto è toccato a Fabio Lopez, presidente del Comitato pietre di inciampo di Monza e Brianza, che ha ricordato le cento pietre posate quest’anno nei comuni della Provincia. «Quello che hanno fatto a loro lo hanno fatto a tutti noi».

Monza e Brianza: le medaglie in ricordo degli ex deportati, la consegna

La consegna a Monza delle medaglie alle vittime delle deportazioni naziste
La consegna a Monza delle medaglie alle vittime delle deportazioni naziste

Poi la commovente cerimonia di consegna delle medaglie nelle mane dei figli e dei nipoti di quei soldati italiani, giovani che rifiutarono di allearsi con i nazisti, e ne pagarono personalmente le conseguenze.

Luca Veggian, sindaco di Carate Brianza, ha partecipato alla consegna a due concittadini: Mario Cesana, figlio di Giovanni Cesana che fu arrestato dopo l’armistizio a Reggio Emilia. Morì in uno stalag in Germania nel 1944. Dopo di lui è stato ricordato Ferruccio Trabattoni, nato a Seregno, all’epoca promettente calciatore. Nel 1943 fu catturato in Grecia e imprigionato in Serbia. Riuscì a tornare a casa nel 1945, affetto da una grave forma di tubercolosi. È morto nel 1992 a Carate. A ritirare la medaglia per lui c’era il figlio Franco.

Monza e Brianza: le medaglie in ricordo degli ex deportati, altri nomi

La consegna a Monza delle medaglie alle vittime delle deportazioni naziste
La consegna a Monza delle medaglie alle vittime delle deportazioni naziste

Filippo Lentini, classe 1900, ha partecipato a due guerre mondiali. Fu internato vicino a Dortmund nel 1943 e qui morì l’anno seguente. A ritirare la medaglia c’era il nipote, Pierangelo Gianotti, accanto al sindaco di Bovisio Masciago, Giuliano Soldà. E poi ancora Antonio Munaretto, arrestato a Trieste dopo l’armistizio e deportato in Germania. Liberato dagli americani nel 1945 riuscì a tornare in Italia. È morto nel 1980. Il nipote Valerio Cardogna ha ritirato la medaglia in suo nome.

La medaglia in ricordo di Giovanni Pozzoli l’ha ritirata il primogenito dei suoi quattro figli, Ferdinando Pozzoli, accompagnato dal nipote Emanuele Pozzoli, oggi sindaco di Besana in Brianza. 

E poi ancora il lesmese Camillo Sala, trasferito nel 1940 in Albania e catturato dai tedeschi a Cefalonia dopo l’8 settembre. Morì in un lager lungo il confine iugoslavo nel 1944. E infine il medese Pierino Visconti, medese laccatore di mobili. Dopo l’armistizio rifiutò di allearsi all’esercito tedesco e fu mandato in un lager al confine con la Polonia. Il campo fu liberato dai russi nel 1945 e Pierino percorse più di 1200 chilometri per rientrare a casa. Il figlio Marino Visconti ha ritirato la medaglia in suo onore.