Monza e Brianza: la “patente” per dare la caccia alle nutrie (con test di tiro)

La Provincia vara il piano di contenimento ed eradicazione che prevede un autorizzazione ottenuta con corso e prove di tiro su una sagoma.
Un esemplare di nutria
Un esemplare di nutria

La Provincia di Monza e Brianza apre la caccia alle nutrie: imbracciati fucili e carabine sarà possibile abbattere i roditori originari del Sud America che da qualche decennio hanno colonizzato vasti territori dell’Europa dove sono stati introdotti per la produzione di pellicce.

Non tutti, però, potranno impugnare le armi: potranno organizzare le battute, da soli o in squadra, gli “operatori” che otterranno da via Grigna la speciale abilitazione che sarà rilasciata a chi possiede il porto d’armi da caccia e frequenterà un corso di formazione sia teorico che pratico che si concluderà con un esame che prevederà, tra l’altro, una prova di tiro. Gli aspiranti sterminatori di castorini dovranno centrare una sagoma di animale posta a cinquanta metri di distanza con almeno quattro dei cinque colpi a disposizione: in attesa della partenza delle lezioni potranno mettersi sulle tracce dei roditori gli agenti della Polizia provinciale.

Monza e Brianza: la “patente” per dare la caccia alle nutrie (con test di tiro)

La soppressione rientra nel piano triennale di contenimento ed eradicazione delle nutrie varato dall’ente brianzolo che rimarrà in vigore fino al 2026: i roditori non sono pericolosi per l’uomo ma, a dispetto dell’aspetto simpatico, scavando i cunicoli in cui si rintanano possono danneggiare gli argini dei corsi d’acqua e delle strade che li costeggiano – si legge nel piano. Sempre il piano dice che provocano, inoltre, ingenti perdite agli agricoltori e alterano l’equilibrio naturale delle zone che colonizzano sia per la carenza di predatori sia per la loro elevata capacità riproduttiva dato che le femmine possono partorire fino a 15 cuccioli l’anno.

In Brianza, peraltro, le nutrie sono ancora poco diffuse: tra gli esemplari noti ci sono quelli che si spostano lungo il Lambro tra Monza e Villasanta (comune che in accordo con Enpa aveva fatto una scelta alternativa). Il piano, del resto, punta a monitorare i terreni lungo i corsi d’acqua con interventi da attuare anche in collaborazione con i comuni, a censire gli animali, a ridurre il loro numero tramite l’abbattimento e l’eliminazione delle prede catturate con il posizionamento di trappole.

Le nutrie finite in gabbia, precisa la Provincia, potranno essere ammazzate con un colpo di pistola ad aria compressa, considerato un metodo «estremamente rapido ed efficace e in grado di evitare inutili sofferenze e manipolazioni» o «tramite inalazione di monossido di carbonio in contenitori ermetici». Dovranno, invece, essere liberati gli esemplari di altre specie catturati accidentalmente. Il piano di eradicazione non dovrebbe costare nulla alle casse brianzole: le azioni, infatti, dovrebbero essere finanziate dalla Regione.