Corrotti e corruttori in Comune a Monza: il fenomeno, definito dalla giunta «preoccupante» nel piano triennale per la trasparenza 2020-2022 approvato di recente, è emerso da un test anonimo effettuato su un campione «limitato» di dipendenti comunali.
I dati. L’88 % assicura che in municipio c’è un buon livello di educazione alla legalità e il 55% ritiene che le iniziative di formazione lo abbiano elevato. Subito dopo, però, cominciano a suonare i campanelli d’allarme: il 15% di chi ha compilato il questionario anonimo è convinto che nell’ente si verifichino episodi di corruzione, il 9,6% afferma di esserne stato testimone, l’11,5% di aver subito pressioni o proposte per far ottenere vantaggi non dovuti o corsie preferenziali.
E ancora: il 17% dei dipendenti di piazza Trento e Trieste che hanno risposto al questionario dichiara che gli è stato domandato o ha sentito chiedere a colleghi di compiere atti fuori o al limite della norma mentre il 57% degli operatori pubblici non si sente adeguatamente supportato nel proprio lavoro.
Il prossimo passo. L’amministrazione comunale, si legge nel testo approvato nei giorni scorsi, «per approfondire le tematiche evidenziate» conta di estendere il test a un campione più ampio di lavoratori del Comune e di «aprire un confronto» con gli addetti ai processi a rischio elevato «per chiarire» le questioni emerse.
Nel 2019 gli uffici hanno aperto 17 provvedimenti disciplinari nei confronti dei dipendenti e ne hanno archiviati 11 mentre 2 erano ancora pendenti a fine dicembre.
Nel corso del 2020, prosegue il documento, sarà attualizzato il sistema dei controlli interni: tra le criticità da risolvere vengono segnalate il numero ridotto dei tecnici e la loro progressiva specializzazione che riducono la possibilità di rotazione dei responsabili dei procedimenti, il ricorso alla proroga degli appalti e l’alta incidenza degli affidamenti diretti dei contratti.
Cosa fare. La giunta si propone, quindi, di limitare la concentrazione di funzioni a chi opera da molti anni nello stesso ufficio e di effettuare uno studio per comprendere se le proroghe degli appalti siano dovute a «mancata o insufficiente programmazione» per poi stilare una «direttiva» che disciplini i criteri per la loro concessione. Verranno, inoltre, monitorati gli affidamenti diretti e indicate «specifiche misure di standardizzazione delle procedure di affidamento».
Gli obiettivi. L’attuazione delle norme anticorruzione, è precisato nel faldone, entrerà nel sistema di valutazione delle performance dei dipendenti e chi non raggiungerà gli obiettivi fissati non potrà incassare il trattamento economico accessorio. I dirigenti saranno, inoltre, valutati su eventuali omissioni dei controlli e inadempienze agli obblighi di trasparenza. L’amministrazione, per evitare equivoci, ricorda a tutti che chi violerà l’articolato commetterà «illecito penale».
Nell’elenco dei settori a rischio «elevato» spiccano quelli che si occupano della pulizia delle strade e della raccolta dei rifiuti, della pianificazione e attuazione urbanistica, degli interventi scolastici integrati, delle progettazioni, delle manutenzioni e anche dei servizi sociali.
«Il nuovo piano per la prevenzione della corruzione aggiorna i precedenti – spiega l’assessore alla Legalità Anna Maria Di Oreste – e si configura come uno strumento di presidio della qualità e del miglioramento dei servizi».
Anna Maria Di Oreste, l’assessore alla Trasparenza ed ex presidente del tribunale di Monza, è tutto fuorché sorpresa dagli esiti del test effettuato tra i dipendenti del Comune.
«Sento anch’io – spiega – i cittadini borbottare e, proprio per questo, mi aspettavo percentuali più alte sulla presenza di corruzione nell’ente. Non sono, invece, elevatissime rispetto alle convinzioni ingiustificate che circolano». Il più delle volte, aggiunge l’ex presidente del tribunale, le lamentele di fronte alle lentezze a ottenere qualche pratica sono dovute alla difficoltà di interpretazione delle norme o alla complessità delle procedure mentre altre critiche piovono davanti a risposte non gradite.
In municipio c’è, però, anche qualche zona d’ombra che l’amministrazione intende «far emergere» e contrastare. Il questionario, precisa, ha coinvolto dipendenti che operano in tutti i settori e, in particolare, chi ha a che fare con contratti che si prolungano per più anni: «Ogni volta il campione varia in quanto i criteri con cui viene composto non devono essere troppo prevedibili».
«Quest’anno – puntualizza – abbiamo puntato sui controlli preventivi mentre in passato le verifiche sono sempre state effettuate a posteriori. I dirigenti hanno recepito bene l’innovazione e hanno perfino indicato alcuni elementi su cui lavorare».
Il Piano per la prevenzione e la trasparenza indica come uno dei punti critici di piazza Trento e Trieste le proroghe degli appalti: «Ogni volta che si prolunga un contratto – commenta la Di Oreste – qualcosa non ha funzionato. O non si sono calcolate bene le scadenze, o si sono sbagliati i tempi della programmazione oppure c’è stata inerzia da parte di qualcuno che va sanzionata. Dove c’è disattenzione non significa che ci sia corruzione: c’è, però, un malservizio reso ai cittadini».