L’hanno ricordato in tanti, martedì sera, al Roadhouse di piazza Castello, davanti teatro Binario 7, locale che frequentava spesso e volentieri. Sono passati esattamente sei mesi dalla scomparsa di Stelio Giannoni: era il 12 settembre dell’anno scorso quando il monzese, 52 anni, perdeva la battaglia contro la malattia che lo stava consumando da sei anni.
Il 12 marzo familiari e amici si sono di nuovo riuniti e hanno affisso a una delle pareti del locale un piccolo quadro contenente una fotografia di Stelio, uno scatto che ha immortalato la cerimonia di dispersione delle ceneri, avvenuta sull’alpe Ventina, a Chiesa in Valmalenco, e le firme di tutte le persone che hanno partecipato all’ultimo saluto. Stelio, designer di professione, studiava architettura al Politecnico di Milano: gli mancavano solo due esami al traguardo della laurea. «La sua laicità, il suo illuminismo, l’anticonformismo e la creatività gli avevano dato la forza di reagire, e di combattere il male – ha ricordato il padre Zelindo, storica colonna della sinistra monzese – non chiudendosi in se stesso ma, anzi, tenendosi più impegnato e occupato che mai. Stelio amava sciare, era appassionato di automobilismo e di motociclismo. Si interessava di cucina, cinema e teatro e nell’ultimo periodo si era avvicinato anche alla scultura». Ma era la montagna una delle sue passioni più grandi: frequentava la Valmalenco fin dall’infanzia: «A Chiesa, che per lui era più di una seconda casa, aveva molti amici e molte amiche – ha aggiunto ancora il padre – e amici da Monza erano venuti a trovarlo proprio lì durante l’ultima estate. Ed è stato proprio per l’amore di quelle montagne che ha chiesto alla sua compagna, Barbara Sandrini, di disperdere le ceneri sulla Ventina».
Amici e familiari si sono dati un nuovo appuntamento per il prossimo 12 settembre, in quello che sarà il primo anniversario della sua morte: di nuovo a Chiesa, di nuovo tra le sue montagne.