«Era il dicembre del 1299». Ha voluto raccontare una storia, monsignor Marino Mosconi, nell’omelia pronunciata in occasione della solenne celebrazione per il suo insediamento ufficiale in duomo come arciprete di monza. Una storia di uomini, di pellegrini, di fede e speranza. Una storia d’amore per la città di Monza e i suoi abitanti.
Era il dicembre 1299 quando moltissimi pellegrini iniziarono a radunarsi a Roma spinti di un moto spontaneo e popolare, un gesto tanto antico quanto sentito: un cammino pieno di insidie e ostacoli per raggiungere da ogni dove la città di Roma, per vedere e toccare le reliquie della passione di Cristo e ottenere così l’indulgenza dai peccati. Viaggi pericolosi quelli intrapresi dai pellegrini, molti dei quali non arrivarono nemmeno alla meta desiderata o non fecero più ritorno a casa. Ma il desiderio di ottenere l’indulgenza era più forte.
Monsignor Mosconi in duomo a Monza: la nascita in un giubileo
E così il 22 febbraio 1300 papa Bonifacio VIII firma la bolla papale che istituisce il primo anno santo della storia che concedeva l’indulgenza plenaria ai fedeli che visitavano le basiliche romane di San Pietro e San Paolo fuori le mura. Non solo. «Quello fu un documento straordinario – ha ricordato monsignor Mosconi – perché garantiva i benefici dell’indulgenza in maniera retroattiva, anche a quanti avevano intrapreso il pellegrinaggio in precedenza».
Quel moto di entusiasmo e le aspettative per il secolo che stava per aprirsi spinsero anche l’arciprete di allora, Avvocato degli Avvocati, ad aderire al primo anno santo con l’avvio della costruzione della nuova basilica di Teodolinda, il futuro duomo di Monza. «Da quelle pietre il Signore ha voluto che sorgesse questa casa di Dio».
Dunque la novità straordinaria del giubileo smuove un senso di fede rinnovata anche a Monza. Ed è a quel sentimento di vera e profonda fede che si è appellato il nuovo arciprete nell’omelia. «Sono a Monza in mezzo a voi perché cerco uomini e donne che pongano oggi le stesse domande che si fecero i pellegrini del 1300: che senso ha il nostro esistere. Sono qui perché cerco uomini e donne che condividano le stesse domande e ricerchino la gloria di Dio. Collaborare alla gloria di Dio significa essere caritatevoli. Che il Signore ci aiuti a essere servitori della gloria di Dio. Chi entra in questa chiesa non trovi solo un caveau di tesori ma un pezzo di cielo caduto sulla Terra attraverso i percorsi della storia e le vicende di re e regine».
Monsignor Mosconi in duomo a Monza: «La speranza di allora, oggi»
Una storia, quella ricordata da monsignor Mosconi, che parte da quei pellegrini coraggiosi e arriva ai giorni nostri, quando quelle domande di senso restano le stesse di allora. «Nel Dio del cielo troviamo la speranza anche noi uomini e donne di oggi, la stessa speranza che gli antichi pellegrini speravano nel 1300, la stessa speranza che auguro a ciascuno di noi».
Poi un invito speciale rivolto ai confratelli del clero monzese. «Camminiamo insieme perché anche questo è un modo per testimoniare al popolo la gloria di Dio che ci insegna che siamo tutti uguali, perché gli attriti e le guerre nascono dal desiderio umano di prevaricare gli altri. Solo Dio è grande».