Ha scattato lui stesso la fotografia della strada dove ha trovato la morte. Matteo Barattieri, noto ambientalista monzese, travolto e ucciso giovedì sera da un’auto pirata a Nashville, mentre tornava dal concerto dei Blondie, ha raccontato sul suo profilo Facebook la sua ultima giornata su questa terra, fino agli ultimi istanti in cammino lungo McGavock Pike.
Delle pratiche per il rimpatrio della salma si sta occupando il fratello Davide con la sorella Alessandra. Sono loro ad aver ricevuto dall’ospedale la notizia del decesso: “Ci hanno detto di aver fatto il possibile -spiega il fratello – e ci hanno chiesto l’autorizzazione per l’espianto degli organi. Non ne avevamo mai parlato, ma, conoscendo Matteo, penso sarebbe stato d’accordo a donare i propri organi per assicurare una vita migliore ad un’altra persona”.
Matteo Barattieri: le pratiche per il rimpatrio
I tempi del rimpatrio non saranno rapidi: “Siamo subito stati contattati dalla Farnesina che ci ha fornito i contatti del Consolato di Detroit che si occupa anche di Nashville – spiega il fratello – dovremo inviare una serie di documenti dall’Italia per organizzare il rimpatrio, mentre loro ci supporteranno per le pratiche necessarie per gli Stati Uniti”.
La famiglia di Barattieri è stata anche contattata dai fan di Blondie che stanno promuovendo una raccolta fondi: “Siamo un po’ in imbarazzo- conclude il fratello- ma abbiamo autorizzato la raccolta. I soldi raccolti serviranno per le spese di rimpatrio della salma oppure pensiamo di destinarle ad un progetto ambientale sul parco a cui Matteo teneva molto”.
Il diario social dell’ultimo giorno
Il diario social dell’ultima giornata in vita si era aperto con il racconto di una camminata di 15 chilometri dalla struttura che lo ospitava in un quartiere residenziale della capitale del Tennessee fino all’Arena. Ambientalista convinto con un sacro odio per le auto aveva annotato: “Non esiste una strada percorribile dai pedoni che arrivi direttamente dall’albergo al centro della città. La signora dell’albergo era in evidente imbarazzo nell’indicarmi un percorso a piedi. Ci ha pensato openstreetmap ad indicarmi una greenway che attraversa un parco (Shelby Bottoms)”.
Sulla strada di ritorno, prima dell’impatto fatale, chatta con gli amici italiani. Renato Ornaghi, ingegnere ambientale di Monza che con Matteo Barattieri condivide la passione dell’andare a piedi è sconvolto: “Ho scambiato qualche messaggio su Whatsapp con lui. Gli ho chiesto del concerto, era felice. Parlavamo spesso di musica, io appassionato dei Beatles, lui di Blondie. Quando alla mattina ho saputo della sua morte non potevo crederci”.
Nei messaggi degli amici qualcuno sembrava prevedere la tragedia: “Stay safe”- scrive un amico, e un altro aggiunge: “15 chilometri? Di notte? Ne hai di fegato. Attento a non farti mettere sotto da qualche auto”. Il diario dell’ultimo giorno di vita di questo cinquantasettenne che aveva l’aspetto dell’eterno ragazzo, conosciutissimo a Monza ha scosso tutti.
Centinaia i messaggi di cordoglio via social, altrettanti i ricordi anche da chi non condivideva tutte le sue idee ambientali: “Sognava un parco senza golf, autodromo, tennis. Senza nulla che potesse disturbare la quiete della fauna del parco, ma era una voce libera”.
Il Comitato Parco raccoglie ricordi (e pensa al Giovannino d’oro)
Bianca Montrasio, portavoce del Comitato Parco ne fa un ricordo commosso: “Ci siamo conosciuti nel 1994, fianco a fianco contro l’abbattimento di centinaia di piante in nome dell’ammodernamento dell’autodromo. Lui allora era responsabile del Wwf, qualche mese dopo abbiamo fondato il Comitato per il parco e lui è sempre stato con noi, ma era anche uno spirito libero che ha aderito anche al Comitato basta cemento e sognava una città verde”.
Sono decine i messaggi che il Comitato Parco sta ricevendo con anche offerte di aiuto: “Sono in contatto con la sorella- prosegue Montrasio- so che la famiglia è già stata contattata dal Consolato per il rientro della salma. Dico a tutti di mandarmi scritti su Matteo che pubblicheremo sul nostro sito, mentre chiederemo all’Amministrazione comunale di dedicare a Matteo un viale, un bosco, una parte del parco di Monza che lui ha tanto amato. Avanzeremo anche la sua candidatura per il Giovannino d’oro”.