“Di fronte a una forte pressione proveniente da settori non trascurabili della nostra società non possono essere circolari ministeriali cavillose a dire cosa possono o non possono fare i sindaci in tema di stato civile. Dovrebbe essere certo. Se un matrimonio è tale nello stato in cui viene celebrato, chi siamo noi sindaci per dire a due persone che il loro matrimonio a Monza, a Milano, a Perugia o a Orvieto, in quanto tale e con tutte le conseguenze civili che ne conseguono, da noi non può essere tale? A seconda delle sensibilità, che vanno tutte rispettate, il sindaco deve agire in base a quel che prescrive la legge, sapendo però che chi chiede la trascrizione ha pieno diritto a ottenerla”.
Lo dichiara Roberto Scanagatti, sindaco di Monza e presidente di Anci Lombardia.
“Il legislatore – continua il sindaco – non può più non rilevare cosa avviene nella società e ha il dovere di adeguare la normativa in tema di unioni dello stesso sesso. Va respinto qualsiasi approccio ideologico alla questione o di pretesto per farne una questione di lotta politica, come purtroppo mi pare stia avvenendo da qualche parte. E men che meno, soprattutto in questa delicata fase per tutto il Paese, serve uno scontro istituzionale”.
“Da sindaco – conclude Scanagatti – comprendo la difficoltà di tutti i sindaci, qualsiasi convinzione abbiano, perché da rappresentanti delle istituzioni più vicini ai problemi dei cittadini, sentono il peso di una responsabilità che non sono sicuri di poter esercitare fino in fondo, sia in un verso che nell’altro, perché sanno di avere di fronte due persone. Ed è questo che conta, per i sindaci, le persone. Bene ha fatto il presidente di Anci, Piero Fassino, a chiedere un incontro urgente al presidente del Consiglio Renzi e al ministro dell’Interno Alfano. E bene hanno fatto alcuni parlamentari di diversi schieramenti a incontrarsi per valutare possibili e urgenti interventi. Servono risposte”.