Rito abbreviato per le due maestre d’asilo della scuola Calastri di Cesano Maderno, a processo davanti al gup del tribunale di Monza Cristina Di Censo con accuse di maltrattamenti e altri reati. Il processo, cominciato venerdì, è stato rinviato a febbraio per le conclusioni. Sono dodici le famiglie che si sono costituite parte civile (rappresentate dagli avvocati Cristina Ricci e Gianluca Crusco) contro le imputate, una 54enne di Desio e una 53enne di Cormano.
LEGGI Tutte le notizie sul caso di Cesano Maderno
Queste, con la scelta del rito alternativo, potranno beneficiare dello sconto di un terzo della pena previsto dalla legge. Nei loro confronti è stata avanzata anche un’istanza di sequestro di beni su cui il giudice si è riservato la decisione.
Il caso è scoppiato a ottobre 2019, quando le due donne vengono raggiunte da altrettante misure interdittive emesse dal gip Cristina Corbetta, che imponevano il divieto di esercitare la professione o di esercitare altre attività a contatto coi minori per la durata di nove mesi. Ovviamente per la Calastri, conosciuta come istituto modello (estraneo alle accuse), si è trattato di uno scandalo, scoperchiato grazie all’indagine condotta dai carabinieri di Desio.
Non si tratta solo di accuse di maltrattamenti, per i “castighi spropositati” che sarebbero stati imposti ai bimbi della scuola dell’infanzia tra settembre 2018 e giugno 2019. Vengono contestate anche quelle di peculato, per essersi impossessate delle merende dei piccoli, considerate un bene pubblico, e di falso, per aver addossato sulle famiglie la responsabilità del malessere dei piccoli, nelle schede da inviare alla scuola primaria per formare le classi.
Le maestre si sarebbero impossessate “per uso personale” di “bottiglie d’acqua, ceste di frutta, e pane”. Alimenti che invece avrebbero dovuto “somministrare ai minori a loro affidati”. Nel redigere i cosiddetti “profili d’uscita” di alcuni bimbi, inoltre, hanno scritto di “traumi subiti in famiglia”, o di fantomatiche dichiarazioni del padre di uno di loro, completamente inventate (“il papà riferisce che il piccolo si comporta male e che si trova costretto a picchiarlo”).
Condotta, quest’ultima, che avrebbe avuto lo scopo di sviare eventuali sospetti su quanto avveniva, secondo le indagini, all’interno della classe. Minacce, punizioni immotivate, ingiurie, strattonamenti, e, in qualche caso, anche sberle sulla testa, stando a quanto emerge dagli atti dell’inchiesta. “dovresti solo piangere”, sono alcune delle frasi intercettate dai carabinieri, con i bimbi costretti anche tre ore fermi sulla “sedia della riflessione”.