Ma la scuola ripartirà il 7 gennaio? Conte: «Flessibilità». De Micheli: «Al lavoro». Miozzo (Cts): «Anche l’11 o il 15»

Governo al lavoro per far ripartire le scuole il 7 gennaio. Ma le difficoltà sembrano tante, i progetti abbastanza fumosi e per gli esperti del Cts non è un tabù far scivolare quella data in avanti di qualche settimana.
Bambini in una scuola di Monza
Bambini in una scuola di Monza

«Noi per riaprire la scuola il 7 gennaio stiamo mettendo soldi e stiamo cambiando leggi. Ma molto dipenderà dalla situazione sanitaria. Durante le Feste dovremo rispettare le regole anche per riaprire le scuole». Lo ha detto il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola De Micheli a Sky TG24, nel corso de ’L’intervista di Maria Latella. «Stiamo lavorando insieme ai ministri Azzolina e Lamorgese e ai prefetti – ha spiegato – per definire modelli organizzativi territoriali. Alcune province hanno già definito e firmato gli accordi, come ad esempio tutta l’Emilia Romagna, alcune provincie della Lombardia, della Toscana e al Sud della Campania. Poi c’è un problema ancora aperto nelle grandi città metropolitane, perché ovviamente lì c’è una concentrazione maggiore anche rispetto alle altre attività produttive».

A proposito degli orari scaglionati, ha detto: «Lo dico dal 18 maggio. Il ministro Azzolina ha chiesto questa disponibilità ma in alcuni casi c’è stata resistenza degli insegnanti. Ma noi abbiano chiesto orari di apertura differenziati anche per altre attività produttive. Dobbiamo provare a riorganizzare gli orari delle città, almeno fino a quando non saremo vaccinati». Mentre sulla capienza dei trasporti pubblici ha ricordato: «Abbiamo riorganizzato la ripartenza nelle condizioni sanitarie nelle quali ci trovavamo durante l’estate. Il punto è la vita sociale che si è sviluppata nel momento della risalita della curva, anche perché i giovani sono stati spesso positivi asintomatici, si è quindi determinata una situazione sanitaria ma non legata al luogo puntuale come la classe o il bus, ma a tutto l’insieme delle relazioni sociali».

La posizione di Miozzo (Comitato tecnico scientifico)

Che si proceda un po’ a tentoni su questo delicatissimo argomento lo ha fatto capire anche , il coordinatore del Cts, Agostino Miozzo: «Fosse per me le avrei già riaperte le scuole. La scuola è un luogo sicuro, d’altra parte se la circolazione del virus è devastante non è la scuola che crea problema. Ma è anche vero che mobilita dieci milioni di persone. Dobbiamo trovare soluzioni urgenti al problema della movimentazione. Dobbiamo risolvere i problemi esterni, pre e dopo scuola, la movimentazione e il monitoraggio sanitario. Questi argomenti avrebbero dovuto essere risolti da tempo, siamo molto in ritardo, finalmente sono stati organizzati i tavoli coordinati dei Prefetti, mi auguro che questo lavoro di ricerca di soluzioni non venga interrotto».

«Ci siamo dati – ha aggiunto – una scadenza che è il 7, non è l’undicesimo comandamento, se è l’11 o il 15 non è drammatico. Ci sono alcune centinaia di migliaia di liceali che dal 4 marzo hanno fatto 2 settimane a scuola. E’ inaccettabile per un paese civile. Dobbiamo riportare i ragazzi a scuola, costi quel che costi dobbiamo risolvere i problemi che impediscono loro di tornare a una scuola in presenza».

Il premier Conte da Vespa

Il premier Giuseppe Conte, da Porta a porta di Bruno Vespa, a proposito della riapertura delle scuole ha detto: -«Per superare le criticità che si sono manifestate sulla scuola, abbiamo deciso di lavorare in maniera differente: non proporremo più un disegno strategico dal centro verso la periferia, ma stiamo studiando un’altra soluzione che vede coinvolte le prefetture a livello provinciali. Proprio in questi giorni è in corso un tavolo di confronto che vede coinvolti i ministri Azzolina, De Micheli e Boccia, che con i prefetti, i sindaci le società dei trasporti e le autorità scolastiche stanno cercando delle soluzioni flessibili. Cercheremo di distribuire gli orari d’ingresso sulla base delle specificità dei territori, per cercare di far ripartire con la massima sicurezza la didattica in presenza anche nelle scuole superiori».