Il presidente regionale Attilio Fontana, decine di sindaci con la fascia tricolore, le autorità religiose della comunità islamica e centinaia di limbiatesi. Il centro sportivo di via Tolstoi ha faticato a contenere tutte le persone accorse sabato 27 febbraio per stare vicini alla moglie Zakia, a mamma Alida, a papà Salvatore e alla sorella Marina in un momento così difficile come quello dell’ultimo saluto a Luca Attanasio, 43enne ambasciatore italiano nella Repubblica Democratica del Congo ucciso lunedì mattina in una sparatoria nella parte orientale del paese.
Gli amici si sono soffermati sul carattere di Luca raccontando aneddoti sul suo passato come quando la professoressa di filosofia del liceo si era raccomandata di “non tarpare le ali a Luca”. «Abbiamo sentito tante belle parole in questi giorni – spiega Antonio Menichetti, grande amico fin dall’infanzia – perché Luca era una persona magica. Noi sappiamo tutto quello che eri prima di diventare ambasciatore e amavamo anche le tue imperfezioni. Sapevamo che non riuscivi mai a fare colazione senza sbrodolarti. Avevi una rubrica con un milione di contatti e non ne trascuravi neanche uno. Diceva di essere un grande pescatore, anche se noi non eravamo convinti, e quindi adesso me lo immagino in Paradiso che parla con san Pietro, grande pescatore di uomini».
La costante allegria di Luca Attanasio è emersa in modo limpido anche nei messaggi vocali da lui inviati agli amici nei quali si rallegrava di essere riuscito ad organizzare due voli per far partire 300 persone dalla Repubblica Democratica del Congo e convintamente diceva che l’Italia era sempre un passo avanti agli altri.