Lombardia: referendum sanità “inammissibile”, le proteste di promotori e minoranza

La maggioranza di centrodestra in Regione ha bocciato la proposta di referendum sulla sanità lombarda che proponeva, con tre quesiti, di rompere l’equiparazione tra sistema pubblico e servizi privati. È successo nella seduta di martedì in consiglio regionale, quando il centrodestra ha dichiarato inammissibili i quesiti dopo la presentazione delle firme da parte del comitato promotore. 

Lombardia: referendum sanità “inammissibile”, per il comitato è “un affronto nei confronti degli elettori”

«Nonostante le richieste del comitato e dei gruppi consigliari di centrosinistra di rivedere la decisione dell’ufficio di presidenza sulla non ammissibilità dei quesiti referendari sulla normativa sanitaria regionale, la maggioranza del consiglio tira dritto e rifiuta il confronto. Si tratta di un affronto nei confronti degli elettori lombardi e dei principi di base della democrazia» hanno detto proprio i rappresentanti del comitato dopo il voto, mentre per Nicola Di Marco (M5S) «il centrodestra ha paura. Paura che i cittadini aprano un dibattito sul modo in cui viene gestita la sanità pubblica regionale. Paura che tutte quelle persone che oggi attendono mesi, se non anni, un esame o una visita specialistica, possano esprimersi su come il governo regionale amministra la sanità».

«Siamo di fronte a un colpo di mano della maggioranza che così impedisce ai cittadini di pronunciarsi sulle scelte che governano la sanità lombarda – ha aggiunto il Pd attraverso Pierfrancesco Majorino e Gigi Ponti – È un atto che non crediamo abbia precedenti in nessun consiglio regionale d’Italia. È evidente la volontà di non disturbare gli interessi di coloro che intendono arricchirsi grazie alle insostenibili liste di attesa della sanità pubblica». 

Lombardia: referendum sanità “inammissibile”, per la Lega è “una presa in giro della sinistra”

«La sinistra vuole prendere in giro i cittadini lombardi coinvolgendoli in un referendum che è totalmente inammissibile dal punto di vista formale, in quanto contrasta non solo con la normativa regionale, oltre ad essere inapplicabile nel merito poiché avrebbe come conseguenza quella di bloccare il sistema sanitario lombardo senza proporre un modello alternativo e colpendo 33mila lavoratori del comparto – ha invece dichiarato Alessandro Corbetta, capogruppo della Lega – Gli elettori sarebbero chiamati ad esprimersi su dei quesiti che non potrebbero avere seguito».
E poi: «I Lombardi hanno già votato un referendum e sono state le ultime elezioni».