Quella iniziata a ottobre sarà la legislatura dell’autonomia differenziata: gli esponenti della Lega lo ripetono da mesi e il ministro per gli affari regionali Roberto Calderoli è convinto che quella che dovrebbe essere la riforma più importante degli ultimi decenni vedrà presto la luce.
Lombardia, cos’è l’autonomia differenziata: il passaggio delle competenze
Se la legge sarà approvata le regioni potranno chiedere allo Stato il trasferimento delle competenze su oltre venti materie finora gestite direttamente da Roma tra cui quelle legate alle politiche attive del lavoro, all’istruzione e alla formazione professionale, al welfare regionale, alla ricerca scientifica e tecnologica, al governo del territorio, alla tutela e alla promozione dei beni culturali e paesaggistici, alla salvaguardia dell’ambiente e dell’ecosistema.
Lombardia, cos’è l’autonomia differenziata: come funziona
I territori che coglieranno l’opportunità otterranno dallo Stato i fondi con cui pianificare le funzioni avvicinando, affermano i fautori della riforma, la libertà d’azione delle regioni a statuto speciale. La possibilità di decidere la destinazione delle risorse in modo diretto, aggiungono, consentirebbe di rispondere in modo più efficiente e con una spesa inferiore ai bisogni delle realtà locali. Ai singoli territori non dovrebbero arrivare fondi in più in quanto l’autonomia differenziata non prevede che le tasse rimangano nei luoghi in cui vengono versate come, invece, vorrebbe chi contesta il residuo fiscale ovvero la differenza tra importi incassati e quelli spesi localmente che alcune regioni, tra cui la Lombardia, versano nelle casse centrali.
Lombardia, cos’è l’autonomia differenziata: divisione tra schieramenti ma anche tra Nord e Sud
Sull’autonomia differenziata da una ventina di anni si dividono non solo gli schieramenti politici ma, soprattutto, parlamentari e amministratori del Nord e del Sud con i secondi che accusano i primi di egoismo. I contrasti tra le diverse aree del Paese sono palpabili tanto che lo stesso Calderoli il 28 novembre, durante la manifestazione Lombardia 2030 organizzata dal Pirellone, ha commentato: «È una bella battaglia in cui si scontrano le legittime rivendicazioni di alcune regioni e le resistenze di altre. L’Italia marcia a 4-5 velocità e l’autonomia consentirà a chi è più lento di raggiungere chi corre più veloce: si chiama differenziata perché ogni territorio, a seconda della sua vocazione» potrà chiedere allo Stato il trasferimento di alcune materie. Eppure, per riuscire a vedere approvata la riforma, il ministro leghista dovrà vincere le resistenze di una parte della maggioranza, a partire da Fratelli d’Italia.
Lombardia, cos’è l’autonomia differenziata: il nodo dei “Lep”
Il passaggio fondamentale che ancora manca è la definizione dei “Lep“, i livelli essenziali delle prestazioni, che ogni regione dovrà garantire e che determineranno l’ammontare delle risorse che Roma dovrà girare alle singole regioni affinché assicurino i servizi ai cittadini. Senza i lep il Governo potrebbe distribuire i fondi basandosi sulla spesa storica ma in questo modo, attaccano i presidenti delle regioni del Sud, penalizzerebbe il Meridione.
Lombardia, cos’è l’autonomia differenziata: lo stato delle cose
Visti i nodi ancora aperti e, soprattutto le perplessità di FdI, probabilmente la bozza Calderoli non sarà illustrata prima delle elezioni regionali del 12 e 13 febbraio. L’autonomia, in ogni caso, non è chiesta solo dal Nord: oltre che dalla Lombardia è reclamata da Veneto, Emilia Romagna, Piemonte, Liguria, Toscana, Marche, Umbria e Campania. In Lombardia e in Veneto il voto del consiglio regionale è stato confermato nell’autunno 2017 da un referendum che, secondo il centrodestra, avrebbe dovuto rafforzare i pronunciamenti delle singole assemblee. L’iter in Parlamento, oltre che dalle diverse sensibilità politiche all’interno dei governi che si sono succeduti nella passata legislatura, è stato bloccato dallo scoppio della pandemia di Covid-19 che ha messo di fronte il Governo e il Paese a priorità di ben altra portata.