La Valle del Seveso, in diversi tratti, è troppo urbanizzata. Pensare di renderla fruibile, recuperando le sponde del corso d’acqua, è un’impresa impossibile. Per questo il fiume si sposta altrove, sposando alla rinascita ambientale di un’area verde, la possibilità di libero accesso ai cittadini e il contenimento della piena di tutti quei piccoli corsi d’acqua che defluiscono nel Seveso. Un progetto per Cesano Maderno da 3 milioni e 400mila euro che al momento è sostanzialmente un’idea.
Sostenitori sono Cap e Brianzacque, enti gestori della rete idrica pubblica, che sperano insieme alla Regione Lombardia di ottenere un finanziamento da un bando europeo.
Per fare questo si sono rivolti al prestigioso studio Land di Milano, che analizzando la città di Cesano Maderno, ha individuato 13 ettari di territorio tra Cascina Montina, l’Oasi Lipu e l’area industriale del Villaggio Snia. Il risultato è uno studio di pre-fattibilità. Si tratta di un’ampia area di proprietà pubblica e privata prettamente boschiva. L’idea è far sorgere entro il 2025 uno spazio verde contraddistinto da un insieme di laghetti. La prospettiva è che gli specchi d’acqua non siano soltanto un cuscinetto naturale per contenere i violenti temporali, ma possano diventare un parco accessibile e soprattutto vissuto dalla popolazione. Punto di partenza nell’individuazione della superficie è stato il caso Villaggio Snia, dove la massiccia presenza di un’area industriale è accompagnata dalla difficoltà dell’acqua di defluire regolarmente e allora si alza il rischio che la rete fognaria pubblica sia messa sotto pressione con le conseguenze che tutti conosciamo, vedi gli allagamenti del luglio e del novembre del 2014.
Un progetto simile è previsto anche nel territorio di Paderno Dugnano. L’area è sempre di 13 ettari, la spesa è un po’ più contenuta e si ferma a 3 milioni e 200mila euro. La superficie coinvolta si trova vicino al Parco del Grugnotorto in un’area forse ancora più urbanizzata di Cesano per la presenza di strade ad alto scorrimento come la Milano-Meda e la Rho-Monza.
L’idea è anche qui contenere in modo naturale i corsi d’acqua che dovrebbero defluire verso il Seveso, per evitare un eccessivo carico nel fiume e quindi il rischio che la sua portata possa provocare allagamenti e danni. Entrambe le operazioni saranno finanziate da Cap, Brianzacque, dalla Regione e si spera anche dall’esito positivo alla partecipazione a un bando europeo.
Per il sindaco Gigi Ponti questa progettualità e fondamentale: «Il recupero del Seveso è la sfida più grande in campo ambientale. Si tratta di un progetto importante partito con “Fiume Vivo” e il contratto di fiume, firmato più di vent’anni fa, che prevedeva la rinascita anche del Tarò-Certesa. Le prime azioni hanno già portato degli effetti positivi. Per noi il recupero del Seveso è un percorso di natura culturale».
Enrico Boerci, presidente di “Brianzacque”, invita a guardare oltre il presente: «Per molti il Seveso è un problema, noi da problema vogliamo trasformarlo in una risorsa». Alessandro Russo presidente Cap: «Ci piacerebbe diventare come la Germania, dove i fiumi sono tornati alle loro origini e ora sono anche accessibili».