L’editoriale del direttore del Cittadino: Il 1° maggio e la disfatta del lavoro targata Fiom

Già è difficile festeggiare il Primo maggio in un Paese con la disoccupazione che ha toccato il 13% (in Brianza le cose vanno meglio: siamo ben sotto l’8). Poi è arrivata la vicenda Franco Tosi-Presezzi. L’editoriale del direttore del Cittadino, Martino Cervo.
Uno sciopero della Fiom
Uno sciopero della Fiom

Già è difficile festeggiare il Primo maggio in un Paese con la disoccupazione che giusto ieri ha toccato il 13% (in Brianza le cose vanno meglio: siamo ben sotto l’8). A rischiare di rovinare definitivamente una ricorrenza acciaccata dalle cifre del mercato del lavoro arriva la vicenda della Tosi-Presezzi.
Riassunto: la Franco Tosi Meccanica SpA, storica azienda di Legnano, è da tempo in amministrazione straordinaria. La complessa trattativa per la sua cessione ha visto protagonista un’altra grande azienda, la Bruno Presezzi SpA di Burago. Al di là dell’operazione molto interessante dal punto di vista della strategia industriale, il profilo occupazionale è cruciale: parliamo di 346 persone il cui destino è in ballo. La lunga trattativa si chiude (con la Fiom che lascia il tavolo) nella notte tra il 23 e il 24 aprile. I termini sono i seguenti: chi può, va in pensione. Gli altri vengono assunti, di fatto disapplicando il Jobs act, in questo modo: 170 subito (e 40 entro i due anni successivi) nella Franco Tosi “ceduta”, 15 negli stabilimenti Presezzi (con indennità di trasferimento), 16 per continuare le attività del commissario straordinario. Ai non pensionabili viene garantito un periodo di copertura con ammortizzatori prima della riassunzione. Cisl e Uil informalmente fanno sapere che meglio di così non era possibile sperare.


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Il 27 aprile, quando si tiene in fabbrica il referendum, ci sono già i legali coi nuovi contratti in mano. Vuoi per gli oltre 120 dipendenti da tempo in cassa integrazione, vuoi per la forte campagna della Fiom per il “no”, i lavoratori votano – contro le previsioni dell’azienda – 122 no, 97 sì e una “bianca”. Numeri alla mano, la vera maggioranza è l’astensione. Ma il quorum non c’è, e il risultato non cambia: accordo saltato e possibilità del “tutti a casa” a un passo, con sconcerto di molti operai.

Giovedì si è tenuto un incontro alla presenza del commissario straordinario per tentare di salvare il salvabile. Conclusione: vicenda portata al tavolo del ministero dello Sviluppo economico, giovedì prossimo. Il quadro è questo: Presezzi non è disposto a rivedere i termini dell’accordo, Cisl e Uil sono decisi a difenderlo, la Fiom pare all’angolo. Dovrà cercare di portare a casa qualcosa che giustifichi la firma in calce all’intesa senza dare l’impressione di calare le braghe. In caso contrario, la responsabilità di aver fatto saltare tutto sarebbe evidente. Comunque vada, la vicenda dirà molto del futuro delle relazioni sindacali in Brianza e in tutta Italia. La speranza è che la festa del lavoro rimetta il lavoro, e non altro, nelle priorità di tutti.

*direttore del Cittadino