L’anziana aggredita ad Albiate: «Quell’uomo mi fissava, poi ha detto “Tu devi morire”»

«Mi ha detto “Ti ammazzo, tu devi morire” e poi mi ha dato un pugno in faccia». Parla l’anziana aggredita a calci e pugni da un insegnante di sostegno la scorsa settimana ad Albiate. Percossa con violenza anche col bastone che portava con sé per sorreggersi.
L’anziana aggredita ad Albiate: «Quell’uomo mi fissava, poi ha detto “Tu devi morire”»

Si è scagliato come una furia cieca contro un’anziana, riempiendola di calci e pugni, percuotendola con violenza usando anche il bastone che la donna portava con sé per sorreggersi. Un’aggressione brutale quella che lunedì 30 marzo si è registrata intorno alle 11.30 in via Marconi all’angolo con via Italia, nel pieno centro storico di Albiate. Autore dell’incredibile gesto è un uomo di 34 anni, che si scoprirà poi avere problemi psichiatrici, siciliano d’origine, ma da alcuni mesi in affitto in un appartamento di via Viganò. Appartamento nel quale si era rifugiato dopo aver commesso il fatto.

Grazie alle testimonianze di alcuni passanti che avevano assistito alla scena, carabinieri e polizia locale avevano rintracciato il giovane in evidente stato confusionale. Ad incastrare l’aggressore sono valsi anche i filmati registrati da alcune telecamere poste in via Marconi. L’uomo, che viveva da solo a poco più di 200 metri dal luogo dell’aggressione, era un insegnante di sostegno che lavorava nella scuola secondaria “Fermi” di Albiate.
L’anziana aggredita è Vincenza Barbaro, albiatese di 76 anni (nella foto con la figlia), finita all’ospedale di Desio da dove è stata dimessa nella serata di martedì con una prognosi di 25 giorni per politraumi e trauma cranico. Ha il volto tumefatto e il corpo ricoperto di lividi, ma dice di voler perdonare il suo aggressore. «Il Signore ci ha insegnato a perdonare e io lo perdono», afferma.

Albiate è sotto choc. La terribile vicenda di lunedì ha risvolti davvero incredibili legati in particolare all’ambiente di lavoro dell’uomo, finito agli arresti domiciliari per lesioni. L’ambiente scolastico è incredulo, le famiglie i cui figli frequentano la secondaria “Fermi” sono esterrefatte.

Il professore di sostegno, descritto come un insegnante attento, lunedì si trovava in via Italia, all’altezza di un istituto di credito. Ha attraversato la strada per raggiungere l’anziana donna che stava attendendo la figlia Caterina intenta a collocare le borse della spesa in macchina. E l’ha aggredita brutalmente. È la stessa Vincenza Barbaro a raccontare quanto accaduto.

«Stavo guardando le vetrine dei negozi, ho visto arrivare verso di me un uomo che mi fissava. Aveva lo sguardo da cattivo – afferma l’anziana – si è avvicinato e mi ha detto “Ti ammazzo, tu devi morire” e poi mi ha dato un pugno in faccia».

La donna cade a terra, sbatte la testa. L’uomo brandisce il bastone dell’anziana e la colpisce ripetutamente. Per fortuna alcuni passanti e negozianti sopraggiungono in suo soccorso e l’uomo fugge a piedi lungo la via Marconi. Corre veloce, ma c’è chi non lo perde di vista. Notano dove si rifugia e allertano i carabinieri. I militari della Compagnia di Seregno vengono indirizzati in via Viganò: siamo a circa 200 metri di distanza dal luogo dell’aggressione.

Viene indicato un portone. I carabinieri cercano un uomo e lo trovano, da solo, nell’appartamento nel quale viveva in affitto. È in stato confusionale. L’abitazione è a soqquadro.

Le telecamere di videosorveglianza lo riprendono mentre fugge. Non ci sono dubbi, è l’aggressore. L’anziana viene trasportata all’ospedale di Desio e, nonostante il dolore, riesce a fornire alle forze dell’ordine la sua testimonianza. Vincenza Barbaro, originaria di Palmi in provincia di Reggio Calabria, ma ad Albiate da 50 anni, vedova e con tre figli, viene tenuta sotto osservazione per una notte.

Martedì sera viene dimessa con una prognosi di 25 giorni. Ha vissuto un’esperienza terribile, sul volto e su molte parti del corpo porta i segni di un’aggressione brutale, ma perdona l’uomo che l’ha ridotta in questo stato. Lei che già sta combattendo una malattia. « Quando mi ha aggredita, sono caduta e non ho visto più nulla – racconta – ho pregato la Madonna che porto al collo. È lei che mi ha salvata ».