L’addio di tre comunità a don Simone Vassalli, il grido di monsignor Delpini: «Morte, io ti maledico» – FOTO

Si sono celebrati a Biassono i funerali di don Simone Vassalli, scomparso nel fine settimana a 39 anni. Il dolore dei ragazzi degli oratori della comunità (che comprende anche Macherio e Sovico) e dei tanti presenti.
BIASSONO funerale don Simone Vassalli
BIASSONO funerale don Simone Vassalli Sarah Valtolina

Tutta Biassono, insieme alle comunità di Sovico e Macherio, ha vegliato per tre giorni la salma di don Simone Vassalli, scomparso improvvisamente nella notte tra il 5 e il 6 febbraio. E tantissimi, più di un migliaio, hanno riempito il grande prato dell’oratorio San Luigi di Biassono dove, mercoledì 9 febbraio in mattinata, è stato celebrato il funerale del sacerdote, scomparso a 39 anni.

Ai piedi dell’altare oltre cento sacerdoti, i preti della comunità pastorale Maria Vergine madre dell’ascolto, i compagni di messa ordinati con don Simone nel 2013, i preti di Masate, suo paese d’origine. L’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, ha celebrato le esequie, precedute da un breve e commosso messaggio del cardinale emerito, Angelo Scola, che nove anni fa ordinò don Simone nel duomo di Milano.

«È stato uno dei primi sacerdoti milanesi che ho ordinato. Ricordo don Simone per la sua apertura educativa, l’umile bontà, gli interessi scientifici. A noi resta la responsabilità di testimoniare il fascino dell’avventura cristiana».

Durissime e vibranti le parole pronunciate da Delpini in apertura della sua omelia, un atto d’accusa contro la morte, spietata e bugiarda: “Morte, io ti maledico!” ha urlato l’arcivescovo davanti alla bara del giovane sacerdote appoggiata a terra, adagiata su un tappeto sul prato del suo oratorio di Biassono.

«Morte spietata che non ti lasci fermare da nessuna lacrima, da nessun gemito, da nessuna preghiera, io ti maledico. Morte vigliacca che assali alle spalle quando nessuno ti aspetta, io ti maledico. Morte stentata che quando sei invocata non arrivi mai e tormenti la vita con esasperante lentezza e rubi il respiro di ogni crocifisso a poco a poco, io ti maledico. Morte bugiarda che ti imponi in modo così perentorio da insinuare l’impressione che tu sia mandata da Dio, bugiarda. Io ti maledico, il Padre mio non ti ha mai mandata, non ti ha mai voluta: io ti maledico. Il Padre mi ha mandato perché i suoi figli avessero la vita e non la morte».

Parole che hanno profondamente colpito i tantissimi che hanno voluto esserci per dare l’ultimo saluto al prete, laureato in biologia, arrivato in paese nove anni fa, subito dopo l’ordinazione, con l’incarico di vicario della comunità pastorale, responsabile della pastorale giovanile degli oratori di Biassono, Sovico e Macherio.

«Anche il morire in questo modo così inaspettato diventa rivelazione – ha aggiunto Delpini – Proprio il suo morire incide più profondamente la sua testimonianza in coloro che l’hanno conosciuto. Ma adesso anche coloro che non l’hanno incontrato ora, proprio per il suo morire, il suo morire così, ne sentono parlare, forse sono raggiunti da una parola, dal racconto di un amico, da una commozione incomprensibile».

Tantissimi i giovani degli oratori presenti, ma anche i bambini dell’asilo e della scuola primaria, i ragazzi delle medie, i volontari delle associazioni e delle realtà sociali. E proprio adolescenti e giovani, con indosso la maglietta rossa dell’oratorio, si sono stretti intorno alla bara nel momento del Padre nostro.

Commosso il ricordo che i giovani hanno affidato alla voce rotta dall’emozione del parroco di Biassono, don Ivano Spazzini. «L’ultima sera che abbiamo passato insieme è stata bella, come sempre. Eravamo usciti a mangiare una piazza insieme. Era la sera del derby, e io milanista ho mandato a te interista un messaggio dopo la fine della partita, e mi hai risposto. Ti abbiamo trovato la mattina dopo con il vangelo in mano, davanti all’Eucarestia, sotto la quale avevi sistemato la foto della tua famiglia, dei sacerdoti della comunità, dell’arcivescovo, per abbracciare tutti. Ti mancava solo di vedere il bellissimo volto di Cristo».

A nome dei sindaci dei tre paesi della comunità pastorale ha parlato Luciano Casiraghi, che ha salutato don Simone come si fa quando si saluta un compagno alpino che se ne va: «Noi alpini – ha detto Casiraghi – non diciamo che chi viene a mancare è morto, è soltanto andato avanti, posando lo zaino».